Siamo nell’epoca del distanziamento sociale e anche lavorativo. Causa coronavirus, infatti, molti di noi si sono ritrovati a lavorare a casa, con minori possibilità rispetto a un tempo di partecipare a riunioni con i colleghi, di condividere progetti, di sentirsi parte dell’azienda per cui lavorano.

Certo, ci sono i vantaggi e le comodità dello smart-working ma spesso non pareggiano gli svantaggi di sentirsi in un certo modo esclusi dai processi aziendali. Proprio in questa ottica Filippo Poletti, esperto di comunicazione aziendale e influencer su LinkedIn Italia per i temi del lavoro, pone l’accento sulla necessità di un nuovo tipo di comunicazione all’interno delle aziende. E lo fa in un volume denso di informazioni e casi pratici e dal titolo suggestivo: Tempo di IOP Intranet of People (Flaccovio Dario, 2020, pp. 288).

Nel libro, frutto di venticinque anni di riflessioni dell’autore, la comunicazione interna all’azienda viene vista come una forza per far ripartire le aziende nell'era del Coronavirus. Chiediamo allora proprio a Filippo Poletti perché comunicare all'interno dell’ambito lavorativo è tanto importante:

"Prima del lockdown la comunicazione interna alle aziende era un’attività auspicata e portata avanti da diversi direttori del personale. Dopo lo scoppio del nuovo Coronavirus è diventata un’attività indispensabile. Per ragioni sanitarie ci siamo separati: è tempo oggi di riunire, grazie agli strumenti di condivisione digitali, le forze, l'impegno e la passione. È tempo di "Intranet of People", intesa come comunicazione digitale all’interno della nostra azienda o istituzione. Lo prevede anche il protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro, firmato il 14 marzo e aggiornato il 24 aprile, demandando alle imprese, in particolare, il compito di condividere con i lavoratori le informazioni che riguardano la salute".

In che modo si può migliorare la comunicazione interna alle aziende in quest'epoca di distanziamento sociale?

"La comunicazione interna può essere fatta in tanti modi: con la Intranet ossia la rete aziendale chiusa al mondo esterno, con l’invio delle classiche mail, con una app oppure, ancora, con tramite i social media. Telegram, ad esempio, permette di attivare e alimentare canali e gruppi privati, garantendo la riservatezza del numero di telefono dei membri, permettendo di allegare file di grandi dimensioni fino a 1,5 gigabyte (completi di didascalia e hashtag) e, ancora, di effettuare sondaggi".

Quali peculiarità deve avere la Intranet a suo parere?

"Ciò che deve accomunare gli strumenti della comunicazione interna sono gli obiettivi da realizzare. La comunicazione aziendale destinata ai collaboratori è una casa con cinque fondamenta: rispettivamente, l’unità per il bene comune, il dialogo, la formazione continua, il benessere o welfare e, non ultimo, la sostenibilità. Ciascuno di questi pilastri deve essere promosso giorno dopo giorno attraverso una narrazione puntuale. Il racconto interno è come una lente, in grado di rendere più nitida la visione del presente in azienda. Per farmi capire, nel libro faccio l’esempio di come è stata narrata la conquista della Luna, avvenuta il 20 luglio del 1969".

Ecco, ma come ci viene in aiuto questo evento vecchio di più di cinquant’anni?

"Cosa sarebbe stato l’allunaggio senza la telecronaca del cagliaritano Tito Stagno, ribattezzato 'astronauta ad honorem' dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Mariano Rumor? Alle 22.17 di quel giorno d’estate del 1969 venti milioni di persone seguirono la diretta televisiva Rai trasmessa dallo studio 3 di via Teulada a Roma: quattro italiani su dieci 'toccarono' il suolo lunare assieme all’Aquila, la navicella o ‘ascensore spaziale’ mandato in orbita dagli Stati Uniti. 'Ha toccato, ha toccato il suolo lunare!', urlò Stagno, mentre sullo schermo scorrevano le immagini della missione Apollo 11. Questa telecronaca ci insegna che raccontare la realtà con parole e immagini serve per fissarla e comprenderla. In fondo, gli spettatori che seguirono la diretta Rai, durata 28 ore e 20 minuti, sapevano che l’uomo sarebbe sbarcato sulla Luna: le parole di Stagno, tuttavia, permisero loro di approfondirne la portata storica, fu uno straordinario esempio di comunicazione".

Cosa guadagnano i lavoratori da più comunicazione interna?

"Più comunicazione interna significa più coinvolgimento sul lavoro e meno turnover. Più in un’azienda vi è partecipazione, maggiori sono le potenzialità che i collaboratori arrivano a esprimere".

E che vantaggi ci sono per le imprese?

"Il guadagno è anche delle aziende: come sottolinea uno studio fatto negli Stati Uniti dal gruppo Grossman su 400 grandi aziende, la mancata efficienza nella comunicazione interna ha un costo pari a 26 mila dollari a dipendente, cioè 23 mila euro. È il costo cumulativo per lavoratore all’anno causato dal calo di produttività derivante dalle barriere di comunicazione. Tanto no? Chi più spende nella comunicazione interna meno spende in azienda".

Un suo auspicio: come dovranno essere le imprese e le aziende di domani?

"Lo esprimo citando un'antica fiaba persiana ambientata nel paese di Serendippo, antico nome dello Sri Lanka. Protagonista è il re Giaffèr, che ai figli decide di fare il dono più grande, quello della conoscenza: dà loro, infatti, la possibilità di conoscere il mondo. Il racconto di questo viaggio di formazione diventa in Italia, nel Cinquecento, un libro di Giovanni Armeno. Leggendo questo testo, nel Settecento, lo scrittore inglese Horace Walpole conia il termine 'serendipity', 'serendipità' in italiano. La serendipità è la possibilità di fare tante scoperte. Ebbene, il mio augurio è che le imprese possano essere tutte, senza esclusione alcuna, votate alla serendipità: per il bene delle aziende e di chi, giorno dopo giorno, le manda avanti".
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