Tutto ha inizio quando un monopattino rosa scompare dall’androne del palazzo dove vivono due sorelle di cinque e sette anni, Marilù e Marilì. Le due piccole si convincono ben presto che il colpevole non può essere che uno degli inquilini del grande palazzo di sette piani dove abitano. Scatta quindi l’indagine, non semplice e per molti motivi. Prima di tutto le due sorelle sono alquanto diverse come carattere e non sono poi così abituate a collaborare. Dovranno però fare di necessità virtù. Anche perché bisogna indagare piano dopo piano, suonare ad ogni porta e soprattutto entrare in contatto con persone che pur vivendo nello stesso edificio sono completamente sconosciute alle due bambine. E durante la loro indagine Marilù e Marilì sapranno non solo che fine ha fatto il loro monopattino, ma quanto è bello scoprire le persone che ci stanno accanto e che troppo spesso ignoriamo.

Pensato per avvicinare alla lettura bambini e bambine che hanno appena cominciato le scuole elementari, “Un mistero lungo 7 piani” (Edizioni Didattica Attiva, pp. 32) è un delizioso apologo sull’importanza di guardare noi stessi e chi ci sta accanto superando paure, pregiudizi, chiusure.

A firmare il libro, illustrato da Maurizio Dondi, Francesco Pastorelli, filosofo prestato alla narrazione per i più piccoli. Gli chiediamo allora cosa lo ha spinto a mettere temporaneamente da parte l’amata filosofia per dedicarsi alla scrittura per bambini:

«Come sosteneva uno dei filosofi più illustri, Aristotele, la filosofia (che è un amore per il sapere, non tanto il sapere stesso) nasce dalla meraviglia, ossia da quello stupore che ci induce a chiedere il perché e il come delle cose che vediamo. Alzi la mano chi, tra figli o nipotini, non è mai stato subissato dall’incessante e travolgente richiesta di ‘perché’ che i bambini rivolgono all’adulto su ogni aspetto della vita. È una meraviglia, uno stupore e quindi una curiosità che i bambini hanno naturalmente dentro, e che poi spesso perdono da adulti. Scrivere questo libro mi è servito, anche, a reindossare quei panni e a provare a guardare con occhi diversi alcuni aspetti della vita contemporanea».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Quali sono state le fonti di ispirazione del libro?

«Come tanti, vivo in un condominio di una grande città (ma vengo da un piccolo paese): a un certo punto, in una bella giornata di primavera, dopo aver sbadatamente salutato il vicino del pianerottolo e a non riuscire a ricordare, a distanza di dieci minuti, nemmeno se mi avesse risposto, all’improvviso, mi è scattato un click: più siamo vicini ‘fisicamente’, più è difficile essere vicini ‘emotivamente’. È il luogo comune (ma vero) della città, che ‘accumula” persone rendendole, paradossalmente, più sole di quanto non lo fossero prima. Dei miei vicini di casa sapevo poco, pochissimo, e allora mi sono chiesto se non valesse la pena di cercare una strada diversa, una via migliore. Mi sono chiesto se si potesse guardare con occhi diversi i propri vicini, ‘recuperandoli’ in una dimensione più affettiva e umana. L’invenzione letteraria, da questo punto di vista, ha qualcosa di magico, e da lì è partito tutto».

Quali difficoltà ha comportato scrivere per bambini?

“Ho dovuto indossare un altro paio di occhiali, e in questo sono stato facilitato dalle mie due figlie. Dicono sempre quello che non ti aspetti, ma la buona notizia è che da qualche parte, dentro di noi, quel modo di guardare esiste ancora e può essere recuperato. A livello stilistico è stata poi una vera impresa: scrivere semplice, senza accumulare dettagli inutili, è difficilissimo, ed è stato lo sforzo maggiore. Gli adulti tendono sempre a complicare senza che ve ne sia il bisogno. Ma è uno sforzo salutare: si fa piazza pulita di tanti fronzoli, si va dritti al cuore delle cose e si è, pertanto, molto più efficaci”.

Che ruolo hanno i disegni nel suo racconto?

«Come in ogni libro illustrato, i disegni hanno un ruolo fondamentale. Il disegnatore Maurizio Dondi, che è anche amico e collega, ha avuto un ruolo decisivo: abbina alla creatività artistica una brillantezza autoriale e un gusto sicuro nel costruire in modo estroso e diverso la relazione tra testo e immagine …ha qualche anno più di me, ma la meraviglia aristotelica non l’ha mai dimenticata. In particolare, i disegni spesso aggiungono particolari alla storia, arricchendola, offrendo qualche dettaglio in più: il disegno, più che esornativo, è esso stesso una storia a sé, che andrebbe gustato e seguito anche in autonomia. Tra l’altro, c’è anche un gioco – con soluzione alla fine – finalizzato al riconoscimento di quadri famosi ‘camuffati’ nei disegni del testo».

 Tornando all’ispirazione di partenza del libro, i suoi vicini sono così interessanti da conoscere come quelli raccontati nel libro?

«Aspetto di conoscerli meglio… In realtà, a parte gli scherzi, ognuno dei vicini del libro è l’insieme di più persone del passato (anche lontano) e del presente della mia vita. Scrivere di loro contaminandoli è stato come farli tornare vivi dentro di me, un modo per non perderli e trattenerli, come ogni buona storia cerca di fare».

© Riproduzione riservata