In un mondo che cambia a una velocità vertiginosa, le domande sul nostro futuro sono sempre più urgenti. A Cagliari, oggi, il Corso di Geopolitica e Relazioni Internazionali organizzato dalle Acli regionali ha ospitato il dibattito “Dove va il mondo?”. Un incontro che ha messo al centro le sfide geopolitiche globali e le incertezze che accompagnano il nostro tempo.

In un’aula affollata di esperti e appassionati di politica internazionale, la domanda ha catalizzato una riflessione profonda su ciò che stiamo vivendo e, soprattutto, su ciò che ci aspetta.

A introdurre il tema, Franco Siddi, giornalista e figura di riferimento nel panorama informativo italiano. Siddi ha aperto la discussione con un aneddoto che ha spinto il pubblico a riflettere sulla storia recente: «35 anni fa, ero a Cagliari, durante una delle ultime feste dell’Amicizia della DC. Andreotti, in quella occasione, disse che non eravamo pronti alla caduta del muro di Berlino. Quella frase mi colpì molto, perché in realtà noi volevamo che il muro cadesse da tempo. Non pensavamo che sarebbero emersi problemi, eppure è stato così. Oggi, ci troviamo di nuovo in un momento di cambiamento e, ancora una volta, non sembra esserci nulla di certo». 

Le sue parole hanno tracciato un parallelo con il presente, dove i punti di riferimento sembrano svanire. Le certezze che credevamo incrollabili sembrano ora essere messe in discussione e le tensioni internazionali, dalla Russia alla Cina, dalle guerre in Medio Oriente alla crescente instabilità in Africa, alimentano un clima di incertezza che non risparmia nessuno.

Antonello Cabras, ex parlamentare e presidente della Regione Sardegna è convinto, invece, che non tutto sia in discussione. «Credo – ha detto - che, ad esempio, la democrazia americana non sia un tema che si può mettere in discussione. Molti errori sono stati fatti, come nel 1990, quando si pensava che la Russia fosse diventata solo un fornitore di energia. Non è stato così».

Ha poi sottolineato l’importanza di non affrontare la geopolitica come se tutto fosse uguale: «Il mondo è variegato e non possiamo trattarlo come un’unica entità. C’è bisogno di tempo, di un approccio graduale per risolvere conflitti e violenze. Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo chiederci quanto il manifesto di Ventotene venga davvero sentito dalla gente che vive in povertà. Bisogna affrontare i temi concreti che la gente vive ogni giorno».

Paolo Romano, consigliere regionale della Lombardia, ha aggiunto un ulteriore strato alla discussione parlando delle sfide interne che la nostra generazione si trova ad affrontare. «Il linguaggio e la sua complessità sono cambiati radicalmente in due generazioni – ha spiegato Romano – . Oggi non c’è più spazio per un linguaggio articolato e complesso. Inoltre, c’è un enorme senso di incertezza: il cambiamento climatico ci sta spingendo verso una vita impossibile, e il futuro lavorativo è incerto, soprattutto per la mia generazione. Noi non sappiamo cosa vogliamo essere, ma sappiamo cosa non vogliamo diventare».

Infine Cabras ha ricordato che i diritti dei lavoratori non sono in discussione. «Si parla però di salario minimo e tipo di lavoro. Il lavoro flessibile ha introdotto effetti distorsivi. Il vero problema però è la scarsa produttività che sta avvenendo ora. L'introduzione dell’intelligenza dobbiamo cercare di gestirla in modo tale che i lavoratori che ancora lavorano possano usare queste tecnologie e quelli vicini alla pensione possano essere accompagnati alla pensione, ma contrastare questo cambiamento però è inutile perché ne saremmo travolti».

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