Nell’aria si sente un’euforia contagiosa. Un’energia improvvisa che entra nell’anima. È l’effetto Sartiglia: un vortice di emozioni, tradizioni, colori e suoni capace di far sognare una città intera. Ogni volta è come se fosse la prima e, dopo due lunghi inverni di stop imposto dalla pandemia, quest’anno lo è ancor di più. Una festa attesa e desiderata che oggi, al di là di stelle e acrobazie, diventa il simbolo di rinascita e speranza. Mai come questa volta si sente forte la voglia e la necessità della benedizione di su Componidori, di quel segno con sa pippia de maju che per ognuno ha un significato diverso ma per tutti è l’emblema di una ritrovata fortuna e positività.

Il risveglio

Un’attesa lunga e sofferta, per nessuno è stato semplice trascorrere le giornate di Carnevale senza la Sartiglia. Non lo è stato per gli oristanesi, privati delle sensazioni uniche che solo quella maschera, apparentemente inespressiva, riesce a regalare. E non lo è stato ovviamente per i Gremi e i cavalieri che dopo un anno di profondo silenzio, nel 2022 avevano potuto riassaporare un pizzico di normalità soltanto con una sfilata. «Adesso viviamo una sorta di risveglio dopo un periodo buio, col passare dei giorni la voglia di Sartiglia è diventata incontenibile e finalmente il grande momento è arrivato» commenta Peppe Sedda, cavaliere e Componidori nella giostra simbolica 2021 in cui si fece una vestizione a porte chiuse, fra massaieddas con la mascherina chirurgica e igienizzanti. Anche Maurizio Casu, capocorsa nell'anno segnato dal Covid, avverte un entusiasmo fuori dal comune «forse perché questa Sartiglia significa anche ripresa economica».

La festa

E allora ci si emoziona, si brinda guardando al futuro come ripete il sindaco Massimiliano Sanna e «mettendoci il cuore» ricordano i presidenti dei Gremi di San Giovanni e San Giuseppe, Mauro Solinas e Antonio Mugheddu. «Edizione record» si è detto alla vigilia ma al di là dei numeri delle strutture ricettive, dei turisti che invadono il centro storico incuriositi e affascinati, resta la festa di Oristano. Di una città che per tre giorni si colora di Sartiglia: dalle vetrine dei negozi ai menù a tema nei ristoranti fino alle scuderie, cuore pulsante del dietro le quinte della manifestazione. «Un’emozione senza tempo» recita lo slogan: una tradizione che, tra gesti antichi sempre uguali ma al tempo stesso nuovi, da oltre 5 secoli resiste a mode, guerre e persino a quel virus che ha messo in ginocchio il mondo. E nell’era social, in cui tutto si consuma e si disperde in un batter di ciglia, la Sartiglia ferma il tempo. Com’è possibile? È un mistero tutto da vivere a bordo pista fra sabbia, stelle centrate e urla di gioia. Uno spettacolo unico, dietro cui ci sono l’immenso lavoro e i sacrifici delle donne e degli uomini dei Gremi, di cavalieri, organizzatori e di una città che per due giorni ritrova lo splendore del passato. Bentornata Sartiglia, ci sei mancata.

Valeria Pinna

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La vestizione de su componidori del Gremio di San Giuseppe (L'Unione Sarda)
La vestizione de su componidori del Gremio di San Giuseppe (L'Unione Sarda)
La vestizione de su componidori del Gremio di San Giuseppe (L'Unione Sarda)

I gremi, preziosi custodi delle tradizioni legate alla secolare corsa equestre

Hanno il ruolo più importante, un onore non da poco: la scelta de Su Componidori, il re della città per un giorno, con velo e cilindro. Colui che poi verrà ricordato anche se durante la giostra non riuscirà a infilzare la stella o a salutare il pubblico con una “remada” da incorniciare.

Oggi i Gremi sono i custodi della tradizione con il compito di assicurare che la Sartiglia venga celebrata a qualsiasi condizione. Corporazioni religiose che si riunivano sotto la protezione di un santo e che esercitavano un preciso mestiere.

Nei testi antichi si legge che intorno alla metà del Cinquecento un canonico della cattedrale arborense donò al gremio dei Contadini di San Giovanni, che organizza la Sartiglia della domenica, diverse terre. I proventi dovevano servire per organizzare la manifestazione.

Diversamente andò invece per il gremio dei Falegnami di San Giuseppe, anima organizzatrice della Sartiglia del martedì: si narra che organizzavano la corsa grazie alle offerte donate dai benestanti della città.

Il majorale segue la vestizione del capocorsa e durante la corsa gli consegna la spada. Poi su stoccu e lo scettro di mammole.

Sara Pinna

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