Cultura in lutto: morta l'artista Zaza Calzia
Nata a Cagliari nel 1932, si è spenta a RomaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Martedì scorso, a Roma, si è spenta Zaza Calzia, artista nata a Cagliari nel 1932. Con lei scompare una delle figure più significative dell’arte contemporanea sarda, un talento che ha saputo attraversare generi, tecniche e linguaggi con inesauribile energia creativa. Formatasi all’Istituto d’Arte di Sassari sotto la guida di Mauro Manca, «Calzia fu tra le protagoniste del Gruppo A, fucina di sperimentazione che, insieme allo Studio 58 di Cagliari, rinnovò la scena artistica isolana nel Dopoguerra», racconta il critico d’arte Efisio Carbone.
Le prime esposizioni, come quella del 1966 alla Galleria A di Sassari furono accolte con entusiasmo: le sue opere informali, materiche, fatte di “lacerazioni abbaglianti e angosciose burrasche d’ombra” (Naitza, 1983), segnavano già un percorso di ricerca autonomo e profondo. Negli anni ’80 il linguaggio si fece ancora più personale: il collage divenne protagonista, unendo pittura e segno in un codice visivo inconfondibile. Lettere ritagliate da riviste si sovrapponevano a fondi vibranti, dando vita a opere che parlavano la lingua del jazz: ritmo, improvvisazione, libertà.
«Nel 1987 la mostra alla Galleria L’Ariete di Roma sancì il suo successo, confermando la sua capacità di reinventare la pittura con sbalorditiva potenza e certezza compositiva. Migliaia di lettere di dimensioni variabili coprivano le tele creando forme danzanti su cui perdersi con la mente e con il cuore», spiega Carbone. «Il collage, si propose sempre più come linguaggio protagonista sulla pittura fino a invadere la superficie in ogni spazio possibile di caratteri infiniti in scale differenti tutti provenienti dalla medesima rivista: la cultura Pop sezionata e de-strutturata verso la sublimazione che è puro ritmo. Negli anni ’90 la ricerca evolse ulteriormente: le “Lettres découpées” divennero simboli di una scrittura estetica che evocava musica e poesia. La sua opera, leggera e potente, ricca di ironia e consapevolezza, anticipò molte delle sperimentazioni contemporanee».
Zaza Calzia ha attraversato l’arte con passione, senza compromessi lasciandoci un’eredità di libertà espressiva e rigore creativo. La Sardegna, e non solo, ha il dovere di riscoprirla, celebrarla e restituirle il posto che le spetta nella storia dell’arte del Secondo Dopoguerra.
Francesco Abate