Fin dall’alba dei tempi batteri, virus e microrganismi si sono dimostrati per gli esseri umani preziosi alleati, ma anche terribili nemici. Fondamentale è quindi studiarli e imparare a conviverci. La conoscenza del passato è come sempre la via maestra per interpretare il presente. Per questa ragione la scrittrice e divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti, nel suo ultimo lavoro “Confini invisibili” (Mondadori, 2022, pp. 228, anche e-book), ripercorre la storia dei microbi, antica quanto quella degli esseri umani. Lo fa esaminando con la competenza e la chiarezza di linguaggio che la contraddistinguono le geniali soluzioni che essi hanno adottato per riuscire a non estinguersi, approfittando anzi di ogni occasione per diventare più forti e più numerosi.

Anche il corpo umano, però, in maniera altrettanto stupefacente, ha sviluppato strategie per non soccombere, spesso ricorrendo all'aiuto della scienza. Questo duello tra uomini e microbi si è riproposto in maniera eclatante negli ultimi due anni di pandemia, mostrando una volta di più che non siamo i padroni assoluti del pianeta su cui viviamo e che per quanto moderni, tecnologici ed evoluti siamo la nostra esistenza è legata in maniera inscindibile al rapporto con ciò che ci circonda: dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo.

A confermarcelo è proprio Barbara Gallavotti:

“Questi due anni di pandemia ci hanno insegnato che i microbi continuano a esistere e continuano a rappresentare un pericolo. Per molto tempo lo abbiamo rimosso in Occidente. Abbiamo potuto occuparci solo delle malattie non trasmissibili, come quelle cardiovascolari oppure le forme di demenza. Ora ci siamo ricordati quello che i Paesi più poveri non hanno mai smesso di sapere: le infezioni non sono per nulla semplici da affrontare”.

Quello che è accaduto ci deve quindi portare a guardare al mondo che ci circonda in maniera diversa?

“Direi che è emersa una coscienza collettiva che ci fa guardare alla natura in maniera meno ‘disneyana’. Insomma, è venuta meno quella visione in base alla quale i luoghi naturali son sempre accoglienti e benevoli nei nostri confronti”.

La scienza come ha risposto alle sfide degli ultimi due anni?

“Ha risposto facendo dei passi in avanti enormi, per esempio, per quanto riguarda la possibilità di far entrare in una cellula un Rna per un preciso scopo. Nel nostro caso sono nati i vaccini a mRNA, ma in futuro questa tecnica potrebbe portarci a mettere a punto farmaci contro i tumori, per esempio. I farmaci a mRNA erano in studio da anni e la pandemia ha dato una spinta gigantesca alla ricerca in questo ambito”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Molte polemiche ci sono state sui vaccini. Ma hanno funzionato a suo parere?

“I vaccini non dovevano evitare il contagio, anche se tutti si auguravano che lo facessero. Sono stati studiati per difenderci dalla malattia grave dovuta al Covid e in questo senso hanno funzionato e continuano a essere efficaci anche contro le varianti. Quindi hanno svolto il loro compito egregiamente”.

Nel suo libro lei guarda avanti, alle sfide del prossimo futuro. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Le sfide del futuro sono quelle legate al cambiamento climatico e alla nostra capacità di convivere con le altre specie. Per tornare alla pandemia degli ultimi due anni, questo evento ci ha mostrato cosa può accadere nel momento in cui entriamo in contatto con organismi che esistono in natura e con cui non abbiamo mai avuto rapporti. E questi nuovi contatti aumentano a mano a mano che cresce la nostra pressione sugli ambienti naturali. Quindi la grande sfida del futuro è quella per assicurarci la sopravvivenza sul nostro pianeta. Poi vi sono sfide più puntuali: conoscere meglio il nostro sistema immunitario, trovare un antivirale universale in grado di proteggerci”.

Sul tema del cambiamento climatico, c’è la giusta attenzione da parte dell’opinione pubblica?

“Oramai c’è la consapevolezza che siamo già nel cambiamento. Lo tocchiamo con mano, lo viviamo direttamente. Quindi c’è maggiore attenzione al cambiamento climatico rispetto anche a pochi anni fa”.

Intanto si torna a parlare di carbone come fonte di energia per far fronte a possibili emergenze…

“Se ne parla perché si ha paura di quello che può accadere con la guerra in Ucraina. Però è sempre più evidente che i combustibili fossili non possono essere la soluzione e per due ragioni”.

Quali?

“Inquinano e allo stesso tempo sono fonte di tensioni a livello internazionale”.

C’è spazio per il nucleare come fonte di energia alternativa?

“Ne ho parlato nella mia recente trasmissione televisiva, Quinta dimensione – il futuro è qui: il nucleare in uso oggi spaventa e comporta de rischi considerati inaccettabili per la maggior parte delle persone. Si stanno però sviluppando tecnologie innovative, con centrali più piccole e più efficienti. Sono centrali più sicure e con meno problemi per lo smaltimento delle scorie. Saranno però attive tra dieci e vent’anni: quindi non ci possono aiutare nell’immediato.

Rimanendo alla sua trasmissione "Quinta dimensione – il futuro è qui”, largo spazio è stato dato alla Sardegna…

“Per la puntata sul tema della giovinezza e dell’invecchiamento siamo stati in Ogliastra, una delle cosiddette ‘zone blu’ dove una vita lunga e sana sembra essere la normalità, e riguarda – eccezionalmente - sia gli uomini che le donne. E poi abbiamo parlato delle ex miniere del Sulcis, un luogo che per me rappresenta un modello di come il pianeta deve agire per uscire dall’emergenza ambientale. Le miniere del Sulcis, dismesse proprio a causa del loro impatto ambientale, stanno avendo non solo nuova vita, ma sono diventate uno dei centri di eccellenza scientifica in cui indagare i segreti dell’Universo. Sono quindi un simbolo: da problema per l'ambiente quali erano, sono diventate la culla delle idee che potrebbero aiutarci a uscire dall'emergenza ambientale”.

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