Come diventare grandi narratori
Raccontare storie è un’arte che si può imparare. Parola della storyteller Bernadette JiwaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Essere capaci di raccontare storie è una delle cose più belle che esistano. Le storie affascinano, divertono, commuovono, fanno sognare. Chi è capace di narrare attira l’attenzione, crea empatia, instaura legami, riesce a costruire fiducia con il proprio uditorio. Troppo spesso, però, si crede è che l’arte del narrare sia qualcosa di innato oppure riservato a una ristretta cerchia di scrittori professionisti. In realtà siamo un po’ tutti narratori, raccontare è una competenza che ci appartiene, è un atto che l’umanità compie dal momento in cui ha cominciato a comunicare. E come tutte le azioni che compiamo può essere migliorata facendo attenzione a pochi, semplici consigli pratici.
Per essere precisi le sette strategie che propone la scrittrice irlandese Bernadette Jiwa nel suo “I segreti dei grandi narratori” (Hoepli Editore, 2022, pp. 166, anche e-book), agile vademecum per diventare protagonisti dei nostri racconti.
Bernadette Jiwa parte da una considerazione molto attuale: essere in grado di trasformare i fatti in storie, di raccontare e coinvolgere è oggi, più che mai, necessario non solo per gli scrittori, ma per le aziende, gli imprenditori, i manager, i liberi professionisti. Sono le storie, infatti, a permettere di chiudere un affare e di creare universi narrativi in cui i valori del brand e quelli dei consumatori si incontrano. Perché non si può più comprare l'attenzione: si può solo cercare di costruire una fiducia che duri nel tempo.
Per farlo ci sono alcuni semplici, ma indispensabili accorgimenti. Prima di tutto bisogna rendersi conto che le idee per le storie sono tutte attorno a noi. Dobbiamo solo essere molto attenti a coglierle. Per diventare buoni narratori si deve quindi essere prima di tutto disposti ad ascoltare e avere una buona capacità di osservare quanto ci succede attorno. Bisogna essere interessati alle persone e a quello che hanno da dire. E non avere la testa costantemente china sullo smartphone. Poi bisogna scoprire la meraviglia nel quotidiano. Le storia più grandi nascono spesso da vicende di poco conto, che hanno per protagonisti eroi ed eroine comuni, simili alla maggior parte delle persone che poi ascolteranno la nostra narrazione. Sono queste storie apparentemente ordinarie che fanno scattare il meccanismo di identificazione che le rende indimenticabili. In aggiunta dobbiamo sfruttare la forza del particolare. Se la vostra storia vi annoia prima ancora che la raccontiate oppure si sembra una lista della spesa, forse volete mettere troppa carne al fuoco. Puntate su quel particolare che ha colpito voi per primi. Raccontatelo come se lo steste rivivendo nel momento in cui ne parlate. Non abbiate paura di dilungarvi solo nel momento in cui avete catturato l’attenzione dell’uditorio. Inoltre, narratori si diventa facendo pratica, narrando e imparando a rischiare qualcosa di noi stessi. Raccontare, infatti, implica lo sforzo di mostraci, di farci conoscere, di far vedere al pubblico le nostre capacità, ma anche le nostre vulnerabilità. Non raccontiamo per noi stessi, ma per chi ci ascolta. Facciamo quindi attenzione a essere empatici e non esclusivamente centrati su noi stessi. Narrare significa compiere un atto di generosità, fare un regalo a chi ci sta di fronte, non costruire un monumento al nostro narcisismo.
Ricordiamoci poi che il racconto deve essere pensato, non improvvisato. A differenza del semplice aneddoto una bella storia deve essere strutturata, pensata, organizzata. Solo così diventa significativa e anche memorabile. Insomma, non si può essere buoni narratori se non si ragiona su come cominciare, proseguire e come terminare un racconto. Infine: dobbiamo essere sinceri. Non vuol dire che nelle storie dobbiamo dire tutta la verità e nient’altro che la verità. Significa che dobbiamo ammettere con noi stessi che quando raccontiamo vogliamo essere riconosciuti, visti, apprezzati. Quindi, nel momento in cui vogliamo metterci in mostra, meglio rivelare la parte più sincera di noi stessi.