Correva l'anno 1967 quando il ventenne newyorchese Jann Simon Wenner ebbe la bizzarra idea di fondare una rivista interamente dedicata alla musica rock e pop intitolandola "Rolling Stone", in onore dell'omonima canzone di Muddy Waters e del proverbio "a rolling stone gathers no moss - pietra che rotola non fa muschio", che avrebbero ispirato anche la band di Mick Jagger e il celebre brano di Bob Dylan "Like a rolling stone".

Messi da parte gli studi universitari e immerso nel fermento hippie di San Francisco, Wenner e i giornalisti Micheal Lydon e Ralph J. Gleason investirono circa 7 mila dollari in quella che sarebbe diventata una rivista di culto internazionale, anticipando mode e gusti musicali, e soprattutto lanciando numerose star della scena rock.

La scommessa riuscì in pieno e già dai primi numeri pubblicati nel novembre del '67 il successo fu esplosivo, diventando nel tempo un simbolo della controcultura musicale e non solo. Con il successo, però, il giornale cambiò pelle e spesso fu attaccato dai puristi del rock per il cambio di linea e per aver strizzato un po' troppo l'occhio alle emergenti popstar.

Poi sono venute le edizioni internazionali, le "scoperte" di nuove band e grandi album, la tradizione delle classifiche dei migliori album e artisti di tutti i tempi, le prese di posizione sulla politica - con la definizione di George W. Bush come il peggior presidente americano - e le inchieste sulla trasformazione dei costumi.

Una storia lunga 50 anni, all'insegna della musica e non solo.

(Redazione Online/b.m.)
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