Chi ha ucciso l’Innominato? Chi poteva odiare un uomo che in seguito alla sua celebre conversione non faceva altro che opere di bene? Sono le domande iniziali dell’ultimo romanzo della scrittrice Ben Pastor intitolato “La fossa dei lupi" (Mondadori, 2024, Euro 20, pp. 420. Anche Ebook), giallo storico ambientato poco tempo dopo le vicende narrate da Manzoni ne “I promessi sposi”.

Sono passati, infatti, tre anni dal novembre del 1628 quando presero il via le avventure di Renzo, Lucia, don Abbondio. I due giovani sposi si sono sistemati dal punto di vista economico e attendono il primo figlio. La peste ha cambiato molte cose, colpendo con la sua falce mortale don Rodrigo, il conte Attilio, assieme a migliaia di altre persone. Ora però la moria è passata e tutto parrebbe volgere per il meglio se il loro persecutore pentito, l’Innominato, al secolo Bernardino Visconti, non venisse assassinato nei monti sopra Lecco, in un luogo impervio dove si dà la caccia ai lupi. Non è delitto da lasciare indifferenti le autorità e molti si chiedono cosa ci sia dietro un assassinio destinato a fare tanto clamore. A ucciderlo è stato qualcuno che non gli ha perdonato le antiche malefatte? Oppure la verità è più inafferrabile, magari pericolosa?

Sono domande a cui deve dare risposta Diego Antonio de Olivares, giovane luogotenente di giustizia che si rende ben presto conto che il suo incarico è tutt’altro che semplice. Perché la vicenda di Renzo e Lucia ha coinvolto troppe persone e non tutte hanno visto di buon occhio l’operato dell’Innominato, prima, ma anche dopo la conversione. Inoltre, il suo assassinio lascia in ballo una notevole eredità e un intrigo di interessi tutto da dipanare.

Olivares non ha però intenzione di tirarsi indietro e di lasciare nulla di intentato. Ha la tenacia e il senso del dovere dell’uomo che per lungo tempo ha vagheggiato di fare parte dell’ordine dei Gesuiti. Comincia a raccogliere fatti, indizi, a interrogare tutte le persone che hanno avuto negli ultimi tempi un rapporto con l’ucciso. Incontra - e ci permette così di reincontrare - Renzo, Lucia e sua madre Agnese, don Abbondio. Ci imbattiamo nei “bravi” restati senza impiego, nel caso criminale della Monaca di Monza, e in una dama colta e affascinante come Donna Polissena, in possesso di qualcosa che aiuterà un sempre più ammirato Olivares a sciogliere l’enigma. E a dirimere, per quanto possibile, il conflitto fra carne e spirito che gli fa desiderare l’amore a portata di mano, ma anche vagheggiare una vita religiosa e il martirio in terre lontane.

Pagina dopo pagina Olivares affronta così seduzioni e rischi mortali, confrontandosi con assassini prezzolati, soldati di ventura, cortigiane d’alto bordo, banchieri corrotti, frati cappuccini e aristocratici che custodiscono gelosamente i loro privilegi. Troverà il bandolo della matassa e riuscirà a sciogliere in nodi del proprio animo?

La risposta non la riveliamo, naturalmente, e la lasciamo a un romanzo di grande atmosfera, manzoniano nella descrizione storica e nella raffinata analisi delle diverse psicologie dei personaggi, che ritroviamo rinnovati, ma fedeli alle intenzioni del Manzoni. Rimanendo nel solco di una tradizione che ha il fascino del capolavoro letterario e un prestigio quasi sacrale Ben Pastor - al solito magistrale nella ricostruzione storica e nel delineare i suoi protagonisti - rinnova la grande lezione dei Promessi Sposi, una lezione sul valore della Storia, sul potere e i suoi abusi, sul diritto, la legge e l’autorità e, soprattutto, su quel guazzabuglio che è l’animo umano. Chiunque abbia letto il capolavoro manzoniano e si sia chiesto che cosa sarebbe potuto accadere dopo la conclusione del romanzo, tra queste pagine troverà una risposta all’altezza delle aspettative.

La copertina
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