La poesia e il racconto sono forme letterarie che in Italia non hanno mai avuto molta fortuna. Siamo non a caso un Paese retorico ed eccessivo, che rifugge la semplicità e la concisione. Si preferisce allora l’orpello alla semplice e cruda manifestazione letteraria della propria interiorità. Quell’interiorità in tutta la sua scarna evidenza che ritroviamo nelle prose liriche che animano “Certezze” (Marco Del Bucchia Editore, 2023, Euro 12, pp. 72), ultima creatura nata dalla penna di Donatella Manzuoli. All’autrice di questo peculiare e denso libretto chiediamo prima di tutto di chiarirci se quelle contenute in “Certezze” sono narrazioni, pensieri, poesie: «Le definisco frammenti di vita, inizialmente in cerca di composizione e poi finalmente riuniti in un calmo mare di raggiunta serenità. Infatti, nel mio primo scritto, del 2019, dal titolo appunto “Frammenti”, ripiego uno sguardo estremamente intimo sulla mia vita e le mie esperienze. Nel secondo, di due anni successivo, “Equilibrismi”, narro me e la mia vita attraverso l'occhiale distorto del lockdown, quindi, con tutta la sofferenza causata dalla situazione che il mondo ha dovuto affrontare, e che io, nello specifico, come insegnante, ho particolarmente dovuto prima soffrire e poi rielaborare, al fine di riuscire a dare comunque un messaggio di speranza, soprattutto ai miei alunni e per esteso ai miei lettori».

Lei è insegnante… come è arrivata invece a diventare scrittrice?

«Scrivo da quando avevo trent'anni, quindi ormai da altrettanti anni, ma l'ho sempre fatto timidamente, quasi avessi paura di espormi o non ritenessi i miei scritti meritevoli di attenzione. Poi abbiamo avuto tutti l'amara sorpresa della pandemia, e tanto di quel tempo che mai pensavamo possibile, visto che siamo sempre di corsa e in affanno. E allora mi sono buttata, e ho reso la scrittura un mezzo per rasserenarmi, per buttar fuori, ma anche per chiarire a me stessa se lo scrivere avrebbe potuto diventare in me una seconda natura. E il resto è venuto da sé». 

Quali peculiarità presenta “Certezze”?

«Ha la caratteristica primaria di essere molto conciso, di asciugarsi nello stile via via che si forma. Come una fonte, prima abbastanza ricca d'acqua, che poi trova piccoli rigoli, comunque sufficienti a permetterle di comunicare e sfociare nel mare dei suoi lettori. Infatti, all'inizio il libro ha prevalentemente racconti, verso la fine prevalentemente poesie, anzi, esempi di prosa lirica, molto sintetici».

Non è il suo primo libro… in cosa si differenzia dagli altri che lei ha citato prima?

«Come dicevo appunto, ha uno stile più asciutto, ed è inoltre molto meno legato a mie vicende personali. Coglie sentimenti applicabili all'uomo, in genere, e fa riferimento a come proprio l'essere umano ha ritrovato stabilità e motivazione una volta abbandonato il cupo periodo del lockdown, riaffacciandosi alla vita». 

C'è una storia di “Certezze” a cui è particolarmente legata? Per quale motivo?

«Sì. È un racconto breve dal titolo “La Spaccatutto”. La storia di una violenza su una donna che viene filtrata dal racconto fatto a un'avvocata, la Spaccatutto appunto, che, nell'ascoltare questo resoconto disperato, riceverà un'amarissima sorpresa. Sento molto vicino questo tema, quanto mai attuale in questi giorni, tema che tra l'altro era già presente in almeno un altro paio di racconti del primo libro “Frammenti”».

La copertina
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