Bianca Pitzorno è scrittrice che ama il mondo delle favole e del fantastico. Ha sempre raccontato storie ed esperienze individuali, attraverso metafore. A questa regola non poteva sfuggire, naturalmente, l’autobiografia intitolata “A chi smeraldi e a chi rane” (Bompiani, 2023, pp. 264) nella quale l’autrice sassarese ripercorre le vicende della sua vita attraverso i tanti animali che ne hanno fatto parte.

«Per quanto io possa andare indietro nella memoria, c’è sempre stata una tartaruga nella mia vita» scrive non a caso Bianca Pitzorno e accanto alle tartarughe sfilano topini, cani, ma anche animali della campagna sarda del Dopoguerra, gli anni dell’infanzia della scrittrice.

Questo legame con il mondo animale emerge in maniera naturale nelle pagine di Pitzorno, come parte integrante dell’esistenza stessa. Fermiamoci a pensare: dagli uccelli nel cui volo gli antichi scrutavano il futuro o dalle fiere che Dante incontra avventurandosi per la selva oscura all’inizio della Commedia, gli animali sono affascinanti allegorie del nostro vivere, ma «nella loro grande famiglia a cui anche noi umani apparteniamo, ci sono quelli che sentiamo più simili a noi», scrive Bianca Pitzorno.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Ed è proprio un sentimento di profonda affinità a percorrere le pagine del libro. Un’affinità che affonda le radici nella terra in cui la scrittrice è nata e cresciuta, in una Sardegna dove campagna e città, terra e mare erano ancora un continuum e una bambina curiosa poteva passeggiare in piazza all’ora dello struscio accompagnata dal germano reale Quaquarone, tenere sotto il banco di scuola la tartaruga Andrea o covare sotto l’ascella un uovo di canarino convinta di vederne nascere un pulcino.

“A chi smeraldi e a chi rane” non si ferma, però, alla campagna sassarese, ma segue la sua protagonista umana negli anni dell’università a Cagliari, in quelli milanesi – dove a topi e pipistrelli si sostituiscono felini capaci di rispondere al telefono e rane dal meraviglioso color verde smeraldo – e nei viaggi in Paesi più o meno lontani dove s’incontrano vipere francesi, galline eritree, coccodrilli cubani.

Nel racconto emerge tutta la sensibilità dell’autrice nel rapportarsi ed entrare in empatia con i colori, le abitudini, i misteriosi linguaggi della folla di creature con cui vive incredibili avventure, come se Bianca Pitzorno si considerasse “un’extraterrestre alla pari” desiderosa di fare amicizia con i veri abitanti del pianeta su cui trova ospitalità.

"A chi smeraldi e a chi rane” si rivela, allora, un’autobiografia anticonformista e antiretorica, commovente e spassosissima che ci fa riflettere in modo profondo sul nostro essere umani.

Un volume delizioso, specchio della lunga vita di Bianca Pitzorno e in cui, sullo sfondo, è facile ritrovare i mutamenti della società italiana degli ultimi decenni.

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