Il 15 novembre del 1.800 Nicola Moretto, un giovane carlofortino catturato e tenuto in schiavitù a Tunisi, trovò sulla spiaggia di Nabeul – vicino Tunisi – una statua lignea che si riteneva rappresentasse la Madonna.

Era quasi certamente la polena di una nave, portata in spiaggia dal mare. Il ragazzo, che si era fatto voler bene dal suo padrone e dunque poteva godere di una certa libertà, dopo averla portata a casa, la mostrò al padrone e gli chiese se potesse conservarla, ottenendo l’ok.

Da allora, si racconta, i padroni tunisini iniziarono a cambiare atteggiamento nei confronti degli schiavi, che il 24 giugno 1803 furono liberati. La piccola statua, che era stata consegnata a Don Nicolò Segni, sacerdote che aveva seguito gli schiavi in prigionia, al momento della liberazione fu portata a Carloforte, dove per accoglierla fu costruita l’omonima chiesa della Madonna dello Schiavo.

Così ogni anno, il 15 novembre, a Carloforte si celebra la Madonna dello Schiavo, un riconoscimento per la liberazione avvenuta.

Un momento per rievocare un capitolo importante della storia della comunità, gli anni della schiavitù a Tabarka tra il 1798 e il 1803. Una festa a cui chi si trova in quei giorni a Carloforte non può mancare e che culmina nella suggestiva processione che parte dal Santuario di via XX Settembre e accompagna il simulacro della Madonna dello Schiavo lungo le strade del paese.

È tra le ricorrenze più sentite del paese, la Madonna è celebrata anche dai non credenti.

(Unioneonline/L)

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