Quando capì che un terreno sarebbe stato basilare per lo studio dell’antica Sulky, non esitò a comprarlo e a donarlo alla Sovrintendenza per preservarlo. Questo era Vittorio Pispisa, mecenate e pioniere dell’archeologia, una vita dedicata a questa passione e celebrato in un convegno a Carbonia. Il Comune in una Giunta ha anche portato all’attenzione la richiesta dell’associazione Amici della Miniera di intitolargli il museo di Villa Sulcis e sta valutando la possibilità di raggiungere questo risultato («un primo approccio, ci si riserva di proseguire», anticipa l’assessore alla Cultura Giorgia Meli).

Grazie alle testimonianze dell’archeologo Piero Bartoloni, per oltre 30 anni direttore degli scavi nella cittadella fenicio punica di Monte Sirai, proprio in sostituzione nel 1964 di Pispisa, si è scoperto che l’imprenditore è stato determinante per la scoperta di vari siti: «Dalla fortezza di Pani Loriga a Santadi, a Bagoi a Perdaxius, da Sant’Antioco a Monte Sirai, Bithia, Chia, Teulada», rivela l’accademico.

L’appuntamento, voluto da Amici della Miniera, società Umanitaria e Comune, ha confermato come Pispisa, imprenditore nel settore del gas e poi dei mobili, abbia lasciato un segno indelebile. Sono stati Mario Zara, Amici della Miniera, e Luisanna Marras, curatrice del museo di villa Sulcis, a ricordare che fu insignito del titolo di Ispettore Onorario per la zona del Sulcis per conto della Soprintendenza alle Antichità. La sua passione e il suo rigore gli valsero inoltre la Medaglia d'argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte da parte della presidenza della Repubblica. Fu anche depositario di un numero rilevante di reperti, la collezione Pispisa è confluita nel museo che ora prenderà il suo nome.

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