Immagini di un mondo che non c’è più.

Nella mostra parigina dedicata al fotografo franco-marocchino Bruno Barbey, all'Institut de France (Academie des Beaux Arts), sino al prossimo 2 luglio, ecco “Les Italiens”, una sintesi perfetta del suo lungo lavoro in Italia alla metà degli anni Sessanta, con lo sguardo rivolto a una società sospesa tra antiche tradizioni e boom economico. C’è anche Cagliari, in uno scatto che rientra nell’ampio reportage realizzato nel 1964 in cui Barbey, artista e viaggiatore inesausto e curioso, segue la processione in onore di Sant’Efisio e si sposta nel nuorese con la volontà, più volte manifestata, di “documentare per i posteri, tradizioni e culture che svaniscono rapidamente a causa del cambiamento degli atteggiamenti dei consumatori". Due anni prima, su incarico di Vogue, era invece arrivato nell'Isola Henri Cartier Bresson, un altro mito dell’arte della fotografia.

Lo scatto

Nello scatto, inserito nella mostra all’Institut de France, tempio della cultura francese voluto da Giulio Mazzarino, c’è l’immagine di un lustrascarpe al lavoro sotto i portici in via Roma. In quei Sessanta, carichi di fiducia, era ancora un’attività che poteva generare reddito. Appare il volto arcigno del cliente, che indossa un abito elegante. Sul capo un Borsalino probabilmente acquistato nella cappelleria Martello nella vicina via Sassari. Ha occhiali da sole che fanno pensare a una giornata inondata di luce. In primo piano, un passante che guarda verso l'obiettivo del fotografo. In evidenza il marchio del detergente, utilizzato per la pulizia, che alcuni anni dopo sarà associato alla squadra di basket che con Sutter e Ferello conquisterà grandi risultati nel massimo campionato. Il lustrascarpe è di spalle, impegnato nel suo lavoro con dignità e dedizione.  Barbey, morto nel 2020 all'età di 79 anni, ha fatto parte della gloriosa squadra della Magnum. Oltre a immortalare la Sardegna e l'Italia, tra persone e contesti urbani e rurali, ha raccontato il Maggio francese, la guerra dei sei giorni in Medio Oriente, il conflitto in Vietnam, la Polonia durante l'era di Solidarność e la guerra in Iraq all'inizio degli anni Novanta.  Nella convinzione che "la fotografia è l'unico linguaggio che può essere compreso ovunque nel mondo".

Una foto di Bruno Barbey
Una foto di Bruno Barbey
Una foto di Bruno Barbey
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