Galeotto fu l'amore per il Giappone.

"Quando andavo alle superiori avevo scoperto che in quel Paese esistono già da anni i cat cafè. Perché non portare quest'idea anche qui?, mi sono detta".

Un'idea vincente, evidentemente, quella della venticinquenne cagliaritana Cristina Rivano: il suo locale, il "bar dei gatti", aperto la scorsa settimana in via San Giacomo, sta facendo numeri da record.

I suoi tavoli sono sempre occupati da clienti che coccolano un micio mentre sorseggiano un caffè o mangiano una fetta di torta.

IL LOCALE - Un bar ("preferisco definirla caffetteria", puntualizza Rivano) come gli altri.

A parte la presenza di Carlotta, Oliver, Iris e Hope, i padroni di casa a quattro zampe.

"Gatti", riprende la giovane imprenditrice, "strappati a un destino di crudele: Carlotta è l'unica sopravvissuta all'avvelenamento di una colonia felina, Oliver è stato investito e ancora risente dell'incidente, Iris e Hope erano destinati a morire di ipotermia e sono stati salvati dalle volontarie di Iglesias".

La loro vita è cambiata completamente: sono addirittura i mici a dettare gli orari di apertura e chiusura del locale.

"Abbassiamo le serrande alle 19.30 perché, poi, dobbiamo occuparci della cura dei gatti".

LE REGOLE - L'idea sembra funzionare: inaugurato domenica scorsa, il bar è affollatissimo.

"Vengono studenti a studiare ma anche persone che vogliono semplicemente rilassarsi. Basta osservare questi gatti per fare una sorta di pet therapy".

Indispensabile seguire alcune regole.

"Non bisogna disturbarli quando dormono e non è necessario cercarli: sono loro che vanno dalle persone quando hanno voglia di coccole".

Vietato, ovviamente, portare altri animali e proibito anche dare cibo.

IL PROGETTO - Rivano ha sognato questo locale.

Ed è riuscita a crearlo nonostante tante difficoltà.

"Ho iniziato a lavorare su questo progetto nel luglio dello scorso anno: ho impiegato un anno e mezzo per riuscire ad aprire finalmente il locale".

Ostacoli burocratici ma aiuto pubblico. "Grazie a 'Garanzia giovani', ho avuto un finanziamento di 25 mila euro, trattandosi di un progetto di autoimprenditorialità. Poi, visto che quel denaro non era sufficiente, fortunatamente ho potuto contare anche sul sostegno economico della mia famiglia".

Marcello Cocco

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