Negli ultimi anni Hercule Poirot, il celebre investigatore inventato da Agatha Christie, è tornato alla ribalta sul grande schermo in una serie di pellicole dirette e interpretate dal divo Kenneth Branagh. L’ultimo film della serie è arrivato alle sale nell’autunno del 2023, si intitola “Assassinio a Venezia” ed è liberamente ispirato a una delle più crude avventure noir nate dal fervido talento di Agatha Christie. Hercule Poirot si trova, infatti, a indagare sulla spietata esecuzione di una ragazzina di soli 13 anni, Joyce, soffocata nell’acqua durante una festa di Halloween poche ore dopo essersi vantata di aver assistito a un omicidio. Nessuno le aveva creduto, anche perché la giovane era considerata una petulante mentitrice di professione. La sua morte, però, crea un clima di sospetto e di inganno tra persone che hanno partecipato alla festa. Chiamato a indagare, toccherà al celebre Hercule Poirot scoprire – in quella notte di occulto e inganni – la malvagia presenza responsabile del delitto attraverso un’indagine che è considerata da appassionati e critici una delle migliori uscite dalla penna di Christie.

Il romanzo, conosciuto anche con il titolo “La strage degli innocenti” e oggi rinominato sulla scia del film “Assassinio a Venezia” (Oscar Mondadori, 2023, pp. 240) «è un libro che lascia sconvolti: se la scelta della vittima è fredda e spietata, le complicazioni che vengono alla luce con il procedere delle indagini di Poirot sono raggelanti», sostiene Michael Green, che da queste pagine ha tratto la sceneggiatura della pellicola diretta da Kenneth Branagh.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Da un lato nel libro ritroviamo alcuni dei marchi di fabbrica della grande giallista britannica: una serie di delitti di cui quello della giovane Joyce è solo il più efferato, un gruppo nutrito di sospettati, decine di indizi che alla fine non fanno mai una prova sicura, momenti di suspense ma anche dialoghi brillanti e ricchi di humour inglese. Prevale però nel libro un’amarezza di fondo e un senso di claustrofobia legate probabilmente al fatto che la narrazione riflette da un lato l'eco inquietante di antiche leggende e atmosfere gotiche, dall'altro i profondi mutamenti sociali e culturali dei turbolenti anni Sessanta del Novecento (il romanzo è del 1969). La storia viene inoltre sapientemente costruita come una sorta di labirinto in cui anziché trovare vie d’uscita anche il lettore più dotato di intuito investigativo perde l'orientamento, non sa più di chi fidarsi e per chi parteggiare, in un crescendo di tensione che Christie riesce mirabilmente a tenere alto fino alla fine.

Insomma, Assassinio a Venezia è un meccanismo giallo pressoché perfetto oltre che un grande romanzo sulla natura umana e i suoi abissi, quegli abissi che spingono a non aver pietà neppure per gli innocenti.

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