Forse alle neonate veniva dato il nome di Elissa (mitica fondatrice di Cartagine), diventate donne ai banchetti bevevano vino alla pari degli uomini e nelle loro sepolture sono stati trovati oggetti che denotavano un grande rispetto ricevuto anche in vita.

Magari non come la si intende oggi, ma qualcosa di simile alla parità di genere esisteva già nel mondo fenicio punico e nuragico fenicio che caratterizza la cittadella fenicio punica di Monte Sirai e il vicino Nuraghe Sirai. Questa visione non antropocentrica è emersa durante la nuova edizione della Festa del Patrimonio cui Carbonia ha partecipato, sottolinea l’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu, "indagando sull’archeologia di genere”. Ad accendere i riflettori su particolari inediti sono stati l’archeologa Rosana Pla Orquin e il compagno archeologo (direttore degli scavi a Monte Sirai) Michele Guirguis: “Dalla necropoli arrivano elementi – svela Pla Orquin – come ceramiche e vestiario che denotano l’esistenza di una società con tradizione mista sardo fenicia, talora difficile da distinguere, in cui le donne avevano grande importanza, impegnate in attività che nell’immaginario collettivo sono state attribuite sempre agli uomini”.

Naviganti, artigiani, mercanti: lavori da declinare anche al femminile. Interessante il ritrovamento a Monte Sirai di coppe di vino in tombe di donne: "Rivela - aggiunge Guirguis – il consumo comune nei banchetti quindi un ruolo in certi contesti paritario”. In alcune sepolture di donne morte dopo il parto sono rimasti celati per secoli altri reperti “segno della considerazione in cui erano tenute”.

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