Pubblicato per la prima volta nel 1908, il romanzo per ragazzi "Anna dai capelli rossi" della scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery è diventato famoso in Italia solo nei primi anni Ottanta del Novecento. Fu una popolarità improvvisa, legata a una serie giapponese a cartoni animati, una serie che permise di scoprire le avventure di Anna Shirley, undicenne piena di fantasia e di gioia di vivere che viene adottata alla fine dell’Ottocento da Matthew e Marilla Cuthbert, fratello e sorella che si ritrovano letteralmente "tra i piedi" questa ragazzina tutta lentiggini ed energia. Per mandare avanti la loro fattoria, infatti, avevano richiesto a un orfanotrofio un maschietto e invece ad entrare nella loro vita sconvolgendola è Anna, con i suoi capelli rosso fuoco e la sua sfrenata voglia di scombinare ogni parvenza di quieto vivere.

Una storia immortale quella raccontata da Lucy Maud Montgomery, oggi ripresa in una fortunata serie tv trasmessa da Netflix con il titolo "Chiamatemi Anna" e finalmente disponibile anche in versione graphic novel grazie all’adattamento del testo della scrittrice americana Mariah Marsden e alle illustrazioni di Brenna Thummler (Il Castoro editore, 2019, pp. 117). Nel romanzo illustrato abbiamo così l'occasione prima di tutto di scoprire gli splendidi disegni di Brenna Thummler, illustratrice capace di rendere con le sue tinte acquarellate e il suo tratto minimale e fortemente evocativo tutta la magia del capolavoro della Montgomery. Nel graphic, grazie anche alla bella traduzione di Laura Tenorini, ritroviamo pienamente i grandi temi del romanzo: la forza della fantasia, la capacità che ha l'immaginazione nell'alimentare sogni e speranze, l'importanza di credere fino in fondo nei legami e di impegnarsi allo spasimo per costruire relazioni sincere, il valore di persistere in quello in cui si crede e di perseguire fino in fondo i propri obiettivi.

Anna arriva nella fattoria dei Cuthbert con le stimmate dell'orfana oramai grande e che nessuno pare disposto ad accogliere. Eppure, in breve tempo, con la sua voglia di vivere, con il suo incosciente ottimismo riesce a conquistare il cuore dei due "eremiti", che per tutta la vita hanno cercato di estraniarsi dal mondo. E ci riesce mettendosi in gioco, rischiando, ribellandosi anche alle regole del conformismo nel momento in cui queste le impediscono di essere se stessa ma soprattutto le impediscono di voler bene e di fare del bene.

Anna emerge quindi come un'eroina modernissima, fiera e indipendente, ma anche priva di alcun bisogno di ostentare queste sue virtù. È il simbolo di un'epoca, a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui le donne cominciavano a volere altro oltre al ruolo di madri e mogli. Anna, infatti, vuole studiare, anzi vuole emergere nello studio e grazie alla sua intelligenza diventare qualcuno, trovare un suo posto nel mondo e nella società. E alla fine del romanzo ci riesce, anche se in maniera inaspettata e tutta da scoprire.
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