Cina e India, due nazioni che sono allo stesso tempo continenti abitati da decine di popoli, che parlano lingue diverse tra loro. Questi due Stati-continente assieme riuniscono un terzo della popolazione mondiale e per molti osservatori sono destinati a determinare i destini del nostro Pianeta nel prossimo secolo. La Cina lo sta già in parte facendo, ponendosi sempre di più come una possibile alternativa all’egemonia americana. L’India segue a distanza, ancora appesantita dal mancato sviluppo delle sue vaste aree rurali.

Nonostante un’importanza economica e politica crescente, in Italia – ma un po’ in tutto l’Occidente – si conosce ben poco della civiltà e della storia di questi due giganti asiatici. I manuali scolastici si limitano a poche pagine e molti – troppi – osservatori che discettano di geopolitica asiatica e globale riferiscono sul mondo indiano e cinese stereotipi oppure notizie di terza o quarta mano.

La copertina del libro di Stanley Wolpert
La copertina del libro di Stanley Wolpert
La copertina del libro di Stanley Wolpert

Ecco perché è una buona notizia l’uscita di due libri targati Bompiani dedicati proprio alla scoperta delle radici e delle vicende storiche di queste due grandi nazioni: “Storia dell’India” (2022, pp. 704) dello storico americano Stanley Wolpert e “Breve storia della Cina” (2022, pp. 304, anche e-book) della sinologa australiana Linda Jaivin.

La copertina del libro di Linda Jaivin
La copertina del libro di Linda Jaivin
La copertina del libro di Linda Jaivin

Siamo naturalmente di fronte a due testi diversi tra loro, anche come mole di pagine, e non potrebbe essere altrimenti data la distanza che intercorre tra mondo cinese e mondo indiano. Ad accomunarli è però l’idea che Cina e India sono oramai due realtà con cui tutti dobbiamo confrontarci ed è impossibile capirne la realtà odierna se non se ne conosce la storia, le tradizioni, la cultura e i problemi, contingenti ed atavici. Infatti, la prima cosa di cui dobbiamo renderci conto superando la nostra prospettiva rigorosamente eurocentrica oppure eccessivamente schiacciata sull’Occidente è che i primati indiani e cinesi non sono una novità di oggi. Non nascono improvvisamente dal nulla. La valle dell’Indo, culla della civiltà indiana, ospita società agricole almeno dal 6.500 a.C. Nel III millennio a.C., poi, vede lo sviluppo di città mercantili, segnate dalla più antica pianificazione urbanistica mai conosciuta: tracciati di strade disegnate a scacchiera, sistemi di fognature, mura di cinta. Il primo insieme significativo di scritti cinesi risale al 1600 a.C. e il suo autore è vissuto in un territorio tra il Fiume Giallo e il fiume Yangze, cioè lo stesso cuore geografico, etnico e culturale della Cina di oggi. Questa circostanza testimonia una continuità – unica al mondo – tra quell’epoca lontana e la Cina del nostro tempo. Non la continuità di uno Stato, ma di un’unica civiltà, che si riconosce come tale e affonda le proprie radici in un passato antico di tre millenni e mezzo. Per intenderci: a che punto eravamo della nostra Preistoria, “noi”, 3.500 anni fa? Roma non era ancora nata, la Grecia antica neppure, per intenderci.

Basta questo per farci capire quante, delle nostre convinzioni storiche e culturali, siano da rivedere alla luce delle trattazioni di Stanley Wolpert e Linda Jaivin in due volumi ricchi di fascino e di informazioni.

L'India di Wolpert è il Gange e i lavacri dell'anima, è l'ordine delle caste, è il sari, è Delhi e Calcutta, sono i Veda, il Corano e il buddismo. È la diaspora indiana, la sua peculiare economia, ma è anche il campo di battaglia di tradizioni e conflitti. I contrasti tra regioni e tra religioni disegnano un incontro di radici che si scontra con le piaghe della povertà e dell'emarginazione.

Linda Jaivin ci testimonia quanto la storia cinese sia tentacolare e gloriosamente caotica. La Repubblica popolare cinese è tra le superpotenze del XXI secolo quella che sembra più solida, ambiziosa e destinata a una ascesa inesorabile. Rappresenta a livello internazionale un'icona della modernità, un modello di sviluppo per altri paesi ma anche uno Stato che vive della propria celebrazione e del proprio predominio. È impossibile raccontarne gli splendori culturali senza evidenziarne gli impulsi censori e propagandistici: il tratto prevalente sembra essere un'anima altamente contraddittoria. Linda Jaivin ricostruisce le trame di questa fittissima storia, ricordando tra le altre cose il ruolo delle donne in questo quadro sontuoso. E poi sottolinea i contributi della Cina alla cucina, al commercio, alla strategia militare oltre che all'estetica e alla filosofia. Insomma, due volumi che sono un distillato avvincente e che racchiudono tutto quello che è necessario sapere sui due giganti dell’Asia.

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