"Fino a poche settimane fa me lo ripeteva: compra del latte e riprendete a fare formaggio".

Lo ha ricordato Clara Aquila, 53 anni, di Furtei, figlia di Vittorio Aquila, lo storico casaro della Marmilla che si è spento all'età di 84 anni dopo una lunga malattia. Una figura di imprenditore apprezzato in tutto il territorio, titolare del primo caseificio artigiano del centro sud Sardegna, che inaugurò nel 1967.

A ricordarlo, oltre alla figlia Clara, suo marito Roberto Sanna, ma anche l'altro figlio Cesare con la moglie Rita.

Clara ha aggiunto: "Venne in Sardegna per la prima volta a 9 anni, un anno prima aveva iniziato a fare il servo pastore nella campagna maremmana. Poi tornò nell'Isola a 13 anni per fare l'aiuto casaro nel sassarese".

Poi il lavoro come dipendente in vari caseifici della zona, sino al 12 giugno 1967, data dell'inaugurazione del suo primo caseificio a Furtei, diventato poi uno stabilimento in un grande capannone nel 1980.

"Alla fine degli anni Ottanta il periodo più florido, con 20 dipendenti e molti stagionali - ha ricordato Clara -. Poi la crisi iniziata con il disastro di Chernobyl. Fummo costretti a distruggere quintali di ricotta secca con un pesante danno economico".

Ma la figlia l'ha sottolineato più volte: "Mio padre non ha mai mollato, amava il suo lavoro e questo settore. E questo è il più grande insegnamento che ci ha lasciato".

Funerali in solitaria per le norme di contenimento dei contagi del coronavirus. Poche persone in chiesa, ancora di meno in cimitero. Eppure in tanti avrebbero voluto salutare Vittorio Aquila.

Clara con Roberto e Cesare con Rita hanno concluso: "Proveremo a far ripartire il caseificio, fermo da fine febbraio per l'emergenza coronavirus. Se uno lavora, ce la farà. Ce lo diceva sempre nostro padre. E anche per questo noi ci vogliamo provare".
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