Era l’8 luglio del 1978, esattamente 45 anni fa, quando Sandro Pertini veniva eletto settimo presidente della Repubblica Italiana, al sedicesimo scrutinio e con un'ampia maggioranza: 833 voti su 995, praticamente tutti i partiti tranne l'estrema destra.

Un’elezione complicatissima per la storia repubblicana: poche settimane prima il rapimento e l’uccisione del presidente della Dc Aldo Moro da parte delle Brigate rosse avevano sconvolto l’Italia. Il 15 giugno del 1978 arrivò la notizia delle dimissioni di Giovanni Leone, costretto a lasciare anzitempo il Quirinale in seguito alla scandalo Lockheed.

Con sei mesi di anticipo sulla scadenza naturale, il Parlamento si trovò a dover risolvere il rebus del successorePer il Quirinale si era ormai imposta la regola dell'alternanza: sette anni un laico, poi un cattolico. Dopo il democristiano Leone toccava dunque a un laico. Il potente leader del Psi Bettino Craxi voleva un socialista ma non puntava su Pertini: l'ex presidente della Camera, ormai ottantunenne, era considerato troppo indipendente. 

Fu Berlinguer a fare per primo il nome di Pertini: l'anziano socialista savonese, con il suo passato glorioso di incorruttibile antifascista, era il candidato ideale per concedere a Craxi una vittoria dimezzata. Il segretario del Psi fece propria la candidatura di Pertini: una probabile mossa da manuale per far naufragare la corsa, visto che i suoi cavalli erano l'ex ministro Antonio Giolitti e il giurista Giuliano Vassalli.

Candidature che però non decollarono: alla fine Craxi fu costretto ad accettare Pertini, che con il benestare della Dc ebbe la strada per il Quirinale completamente spianata. Fu Benigno Zaccagnini a comunicare la notizia al partigiano: in quel momento si stava preparando per partire per Nizza dove lo aspettava la moglie Carla Voltolina per le vacanze estive. Era sabato otto luglio.

(Unioneonline/D)

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