Sono belli davvero, questi racconti. Come bella è la sua scrittura: inattesa, agguanta i pensieri e non li molla, a volte scivola leggera, altre si aggroviglia. E non vorresti che finissero, perché dentro c’è la vita tutta, quella che capita e quella che si può immaginare, e che, come pochi, Michela Murgia ha saputo decifrare.

A distanza di due anni dalla morte della celebre scrittrice, avvenuta a Roma il 10 agosto del 2023, esce oggi “Anna della pioggia”, una raccolta di racconti selezionati da Alessandro Giammei, professore di Letteratura italiana alla Yale University. Un libro postumo: «Il primo davvero postumo» scrive il curatore, «il primo, cioè, di cui Michela Murgia non avesse già concordato tutto con gli editori».

Di quei volumi che «si fanno dopo morti», come la scrittrice di Cabras ripeteva ogni volta che il suo fill ‘e anima glielo proponeva, ma lei era ancora in vita. È giunto il momento dunque, e Giammei, a cui Murgia ha consegnato la password del suo archivio, «ragionato, stratificato e copiato in cartelle on line», ha estratto un’antologia tra centinaia di pagine di testi. «È una festa, un’ubriacatura» annuncia nella nota il docente, a sua volta autore di saggi e romanzi. Come accade quando in tavola si mischiano vini e liquori, perché si desidera assaggiarli tutti, così sulle pagine di “Anna della pioggia” si combinano registri, toni e stili differenti: un osanna al cambiamento e un dispetto agli appassionati di canoni.

«Non è mai stata comoda in alcun vincolo» Michela. «Le scarpe, appena poteva, se le sfilava dai piedi, spogliava subito i suoi libri delle sopraccoperte, ogni pochi anni traslocava da una delle molte case che ha preso in affitto o in prestito».

L’articolo completo di Franca Rita Porcu su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital

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