1942: l’epopea di un soldato inglese in fuga dai giapponesi nelle foreste asiatiche
La storia di Charles e Donaldson e il loro progetto di scappare da un campo di concentramentoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il 7 dicembre 1941 le forze armate giapponesi attaccarono la base militare americana di Pearl Harbour nelle Hawaii. Una data storica, riportata su tutti i manuali di scuola. Una data che segna l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale e l’allargamento del conflitto all’area dell’Oceano Pacifico.
Meno conosciuto è il fatto che in quello stesso giorno l’esercito imperiale del Giappone lanciò una vasta operazione militare per prendere il controllo dei possedimenti britannici e olandesi nel sud-est asiatico. Indonesia, l’isola di Sumatra e il Borneo furono attaccate da squadriglie di caccia e la marina giapponese fece il resto affondando navi e bloccando i porti. Poi sbarcarono decine di migliaia di soldati del Sol Levante, veterani che si erano distinti in efficienza e ferocia durante l’invasione delle Cina nei tardi anni Trenta del Novecento.
Le autorità coloniali militari e civili - sia britanniche, sia olandesi - furono prese di sorpresa dall’invasione e travolte dalla macchina bellica nipponica. I morti furono migliaia, ancora di più i prigionieri e le persone costrette a fuggire. Cadde dopo una breve resistenza una delle perle più preziose dell’Impero britannico: Singapore la «fortezza celeste», difesa dai suoi giganteschi cannoni. Fu la più grande sconfitta della Gran Bretagna nei suoi domini d’oltremare, ammise Winston Churchill.
Giovanni Fantoni Modena e Gianni Dubbini Venier ricostruiscono quei giorni drammatici nel loro “Fuga dalla fortezza celeste” (Neri Pozza Editore, 2024, euro 19, pp. 224. Anche Ebook) ripercorrendo l’odissea di uno dei tanti militari britannici di stanza a Singapore, Charles McCormac, ufficiale della Raf. Charles vide la sua vita sconvolta nel giro di poche ore. Era perfettamente integrato nel mondo coloniale, parlava malese e aveva sposato Pat, la pronipote di un capo tribù del Borneo. Era in attesa del primogenito e mentre guardava assieme alla moglie le immagini di Londra bombardata dai tedeschi trasmesse nei cinegiornali aveva sempre pensato: qui la guerra non arriverà mai. Solo poche settimane dopo Charles si ritrovò nelle mani del Kempeitai, l’equivalente giapponese della Gestapo. Venne sottoposto a brutali interrogatori e il suo destino sembrò essere quello di morire a Singapore, se non fosse stato per l’incontro con un personaggio straordinario: Donaldson, un burbero australiano che non conosceva la paura e il significato della parola resa.
Deportati insieme nel campo di concentramento di Pasir Panjang, Charles e Donaldson riuscirono a organizzare l’impensabile, convincendo altri quindici prigionieri a scappare con loro. Fu l’inizio di una avventura drammatica e allo stesso epica, che portò i superstiti, ridotti di numero giorno dopo giorno per gli scontri coi giapponesi e i pericoli della natura equatoriale, ad attraversare le pericolosissime giungle, regno dei pitoni, delle tigri, degli oranghi. In una crudele selezione naturale, Charles si ritrovò a marciare per mesi sotto il sole con l’obiettivo di raggiungere l’Australia, nella speranza di ritrovare il suo amore scomparso, Pat. I fuggitivi dovettero combattere contro la fame, la sete, le punture di insetti di ogni tipo e contro violenti attacchi di malaria. Scoprirono però il senso dell’amicizia, il coraggio e l’abnegazione che rende possibile l’impossibile, oltre a incontrare la solidarietà di popolazioni dimenticate dalla modernità e dalla cosiddetta civiltà. "Fuga dalla fortezza celeste”, infatti, è un racconto potente e dai tratti classici sulla guerra e la violenza che l’accompagna, ma anche un inno a quegli esseri umani che si dimostrarono capaci di conservare la loro umanità anche nei momenti più tragici della storia del Novecento.
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