Un racconto, per immagini, documenti e testimonianze, volto a scuotere le coscienze, soprattutto quelle dei giovani , per non dimenticare quel "capitolo buio", quella "macchia indelebile", quella "pagina infamante della nostra storia" che sono state le leggi razziali, emanate 80 anni fa.

Inaugurata ieri a Roma (Palazzina Gregoriana del Quirinale, fino al 27 gennaio 2019) alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "1938: l'umanità negata. Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz", mostra a cura dello scienziato Paco Lanciano e di Giovanni Grasso, portavoce del Capo dello Stato.

Un evento fortemente voluto proprio dalla Presidenza della Repubblica e nato con l’obiettivo di riproporre una "lezione terribile che richiama oggi e sempre le nostre coscienze" ad essere vigili di fronte a quei "focolai di odio, di intolleranza, di razzismo, di antisemitismo presenti nelle nostre società e in tante parti del mondo", tenendo vivi quegli "anticorpi" con i quali il nostro Paese e l'Unione europea possono e devono combatterli. E di cui espressione più autentica è proprio la nostra Costituzione, che all'articolo 3 ricorda che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione".

Un'altra immagine dalla presentazione della mostra con il Presidente Sergio Mattarella e il curatore Paco Lanciano (Ansa)
Un'altra immagine dalla presentazione della mostra con il Presidente Sergio Mattarella e il curatore Paco Lanciano (Ansa)
Un'altra immagine dalla presentazione della mostra con il Presidente Sergio Mattarella e il curatore Paco Lanciano (Ansa)

LA RICOSTRUZIONE - La mostra si apre con la Prima Guerra mondiale. Al centro del racconto Francesco, cattolico, e Bruno, ebreo, che si ritrovano a fianco a fianco a combattere nelle trincee. Rischiano la vita, e poi dopo il 4 novembre del 1918 tornano a casa con l'Italia nata dal Risorgimento definitivamente unita.

All'inizio degli anni Trenta si sposano entrambi, quando il fascismo con Benito Mussolini ha già preso il potere da quasi un decennio in Italia. Nel 1933 Adolf Hitler e i nazisti prendono invece il controllo della Germania, scatenando ben presto il loro folle razzismo omicida contro gli Ebrei.

Nel 1938 arriva anche in Italia il Manifesto della Razza, firmato da scienziati ma curato dallo stesso Mussolini. Fra i provvedimenti la difesa della razza nella scuola fascista, fino al culmine delle leggi approvate nel novembre dello stesso anno e firmate dal Re Vittorio Emanuele III.

Bruno, il soldato che aveva combattuto in trincea per l'Italia, improvvisamente si ritrova indicato come nemico. Con lui tutte le famiglie ebree italiane, mentre quella di Francesco continua normalmente la sua vita, senza rendersi conto di cosa stia realmente

avvenendo.

Il Presidente Sergio Mattarella assiste alla proiezione di documenti d'epoca (Ansa)
Il Presidente Sergio Mattarella assiste alla proiezione di documenti d'epoca (Ansa)
Il Presidente Sergio Mattarella assiste alla proiezione di documenti d'epoca (Ansa)

Arriva il 1939 e scoppia la Seconda Guerra mondiale. L'8 settembre 1943 viene proclamato l'armistizio ed è l'inizio della fase più drammatica per il nostro Paese, occupato dai nazisti.

È l'alba del 16 ottobre del 1943 quando nella capitale mille ebrei vengono catturati e

costretti a salire a forza sui camion e poi sul vagone chiuso e piombato diretto ad Auschwitz.

IL PERCORSO ESPOSITIVO - A far rivivere l’orrore di quegli anni sono filmati storici ma anche immagini di famiglie dell'epoca e documenti di vario genere, proposti con l'ausilio di tecnologie immersive e multimediali e la voce narrante di Massimo Pannofino. A disposizione dei visitatori anche pagine di quotidiani, la copertina della rivista 'La difesa della razza', con una spada che divide il volto di un italiano

da un viso africano e da una figura caricaturale di ebrei, un documento nel quale il tenente colonnello Guido Levi de Leon è costretto a dichiarare la cosiddetta razza di appartenenza.

Ancora la pagella con il marchio 'razza ebraica' di un bambino che dopo l'estate del 1938 non potrà più far ritorno in quella che fino a giugno era stata la sua classe, ricostruita con le sagome di banchi e alunni.

Quindi la comunicazione trasmessa dal podestà di Arona, che certifica che in città vivono solo tre ebrei. Infine il vagone, simbolo di un treno partito, ad esempio, dalla stazione Tiburtina con

28 "carri di Ebrei". E nell'ultima sala la copia originale di quella Costituzione che, come detto, rappresenta l'antidoto al quale attingere per combattere antisemitismo e razzismo.

Ricorda la mostra che saranno ottomila gli ebrei italiani a morire nei campi di sterminio. E se oggi la famiglia di Francesco esiste ancora, quella di Bruno non c'è più.

(Unioneonline/v.l.)
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