"Cara Unione,

oggi ho toccato con mano e cuore la disperazione profonda di una madre, alla quale non ho potuto fare altro che dire: capisco profondamente quello che prova, vada a urlarlo di fronte a chi è preposto ad aiutarla.

Lei, esausta e senza alcuna fiducia mi ha risposto che ha già chiesto aiuto alle istituzioni, senza successo. E che se si fosse messa ad urlare in quel contesto avrebbero chiamato i carabinieri...

Mi è rimasto un senso di tristezza e impotenza, ho pensato e ripensato a cosa avrei potuto fare per lei. Così eccomi a scrivere questa lettera, che forse può arrivare a chi di dovere.

Provo a descrivere brevemente: qualche giorno fa mi trovavo in uno stabilimento del Poetto - alla quarta fermata - con i miei due figli di 6 e 8 anni. Loro giocavano con secchi e palette nel bagno-asciuga. Nei pressi faceva il bagno un bimbo che credo avesse circa 10 anni. Era senza costume e evidentemente un bambino 'speciale', come oramai viene definito in contesto scolastico.

Ha cercato di interagire con i miei figli a modo suo: prima portando via la palla, poi la paletta, poi buttandosi in acqua con il loro asciugamano su cui erano seduti. A quel punto la madre si è seduta - quasi lasciandosi andare - e ha iniziato ad urlare: 'Io da sola non ce la faccio', 'Non so più cosa fare', 'Non ce la faccio più!'. Avvicinatami, continuava a ripetere la sua disperazione.

Diceva che nessuna struttura che organizza attività estive per i bambini a sostegno dei genitori le ha dato la disponibilità ad accogliere il figlio a causa di mancanza di personale adeguato alla sua situazione.

Nel periodo scolastico il suo bambino sta bene, è ben seguito e integrato in classe. D'estate, però, non ha alcun sostegno, tutti i giorni lei si dedica alle incombenze quotidiane e ha tutto il carico della cura del figlio. Ma da solo non può farcela. Non può chiuderlo in casa e quando escono ha dei comportamenti che contiene con fatica.

Ha più volte ripetuto con tristezza che, forse, avrebbero dovuto lasciarlo andare in cielo quando, nato prematuro alla 24° settimana, vi è stato un 'accanimento terapeutico' per farlo sopravvivere. È sopravvissuto ma con danni neurologici. Ha più volte ripetuto quanto gli volesse bene, ma che se le istituzioni fanno di tutto per tenere al mondo un bimbo - ad ogni costo - è anche necessario che si prenda cura di lui e dei suoi cari 12 mesi l'anno, non solo i 9 mesi di scuola.

Dice urlando: 'Se i campi estivi non hanno personale specializzato, ho bisogno di un sostegno, di un educatore che mi affianchi in una parte della giornata. Non ce la faccio più. Ho chiesto all'assistenza sociale anche 3 giorni fa, mi hanno risposto che non possono aiutarmi. Non ce la faccio più!"

Ecco, ovviamente io posso solo riportare quanto ho visto, e sentito: una Madre disperata di cui non conosco altro. Non so se realmente ha contattato l'assistenza sociale, così come eventuali campi estivi organizzati per accogliere suo figlio.

Perché ho scritto questa lettera: se gli operatori del sociale credono di riconoscere nel mio racconto una donna con la quale sono realmente venuti in contatto recentemente, si attivino per darle in qualche modo un supporto. È veramente al limite delle sue forze, è passato solo un mese dalla fine della scuola. Ne ha davanti altri due. Potrebbe non farcela, o farcela con una fatica e una disperazione che nessun essere umano merita, tanto meno una madre".

Grazie

Alessia - Cagliari

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