«Cara Unione ,

premesso che trascorro le mie vacanze in Sardegna dal 1990 ovvero da quando mi prese il “mal di Sardegna” a cui non ho più saputo resistere…dopo circa 18 anni in cui tornavo 2-3 volte l’anno ho deciso di acquistare una piccola casa sul mare e sono così diventato definitivamente uno dei “vostri” (anzi dei “nostri” perché mi sento al 50% Sardo anch’io oltre che Emiliano)!

Aggiungo che ho sempre rispettato territorio, (dove nel tempo ho conosciute tante persone per bene di cui alcune divenute amici cari quasi come di famiglia), persone e natura ma adesso, anno dopo anno, non posso far a meno di notare l’incrudimento generale indistinto sia di tanti locali che di tanti turisti…pare ormai che il “peggio” della società sia sbarcato pure qui e purtroppo in pianta stabile .

A cosa mi riferisco? Come faccio da 15 anni scendo a mare al mattino con la mia famiglia nella spiaggia libera del “mio” paesello e quando arriva l’una saliamo a casa (5 minuti a piedi) per pranzare e ridiscendere dopo 1,5-2 ore. Quest’anno mi è già capitato 3-4 volte di subire rimproveri, anche maleducati nei toni, perché a detta di alcuni (le solite “new entry” per intenderci) devo sgombrare lettini e ombrelloni durante questo breve lasso di tempo…ho chiesto pure informazioni a un vigile che si trovava in spiaggia il quale mi ha detto che nessuno mi può impedire di assentarmi per andare a mangiare che sia al bar della spiaggia o a casa mia o semplicemente andar a trovare un amico dall’altra parte della spiaggia (attenzione…discorso nettamente diverso e peraltro sanzionabile nel lasciare attrezzature in spiaggia durante la notte per il giorno dopo).

Cosa intendo? Che il rischio di considerare maleducato un comportamento “normale” è sottile anche perché viviamo ormai nell’epoca del “j’accuse” dove poi il fine è sempre quello, “lui è peggio di me”, che si traduce poi nel “io sono meglio di te”.

D’altronde le vacanze non servono anche per rilassarsi un po’ ?!? Quindi calma e gesso (parafrasando un vecchio detto) che si vive pure meglio!».

D.N.

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