«Cara Unione,

era  tra le righe che chiunque avesse vinto queste rimbombanti elezioni regionali sarde avrebbe corso il rischio di realizzare la cosiddetta vittoria di Pirro. Di fatto chi subisce la sconfitta più pesante è la democrazia. È assurdo e paradossale festeggiare un vittoria scaturita dai voti di uno scarso 50% (circa 500.000 sardi) di cui solo il 40% (poco più di 200.000 sardi) ha scelto chi deve governare. Equivale a dire che solo un sardo su sette si è espresso.
In uno stato democratico il potere decisionale deve essere ad appannaggio della maggioranza dei cittadini; oggi paradossalmente sono le minoranze ad incidere.
Con questa analisi e questi numeri, “in quel di Roma”, che peso politico possiamo avere noi sardi ?
Mettere la testa sotto la sabbia è un rischio che non ci possiamo permettere. Questo assenteismo “consapevole” di oltre il 50% degli aventi diritto al voto va recepito e va data una risposta con un legge elettorale che dia un potere decisionale concreto ad ogni singolo cittadino.

Per questo motivo credo la priorità vada ad un Referendum popolare per realizzare una seria legge elettorale, la sola e unica speranza di riscatto».
Mauro Carusi – Quartu Sant’Elena (CA)

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