«Cara Unione,

in una fredda mattina di dicembre, una famiglia si trovava ad affrontare una delle sue più grandi paure: l'ospedalizzazione di un caro anziano. La storia che segue non è solo un racconto di preoccupazione e dolore, ma anche un esempio sconcertante di un sistema sanitario che sembra aver perso la sua bussola umana.

La triste storia: il 23 dicembre 2023, Sebastiana Casula di 97 anni è stata ricoverata presso l'ospedale di Ozieri a seguito di una sincope, con la complicazione aggiuntiva del COVID-19. In seguito alla chiamata al 118, un’ambulanza accorsa nell’arco di 10 minuti (fuori tempo massimo considerati gli standard), accoglie l’anziana già moribonda e la carica nell’autoveicolo. Da qui è l’inizio di una serie di disavventure e di frustrazioni che mettono in luce non solo le carenze nel sistema sanitario ma anche la dolorosa realtà della comunicazione deficitaria tra gli operatori sanitari e le famiglie dei pazienti.

Per giorni, la famiglia è stata lasciata nell'oscurità, senza ricevere aggiornamenti significativi sullo stato di salute della loro mamma e nonna. Un silenzio insomma che ha reso il periodo natalizio non una festa, ma un'agonia di attesa e di incertezza. "Sono infermiera, non posso dare notizie", "Sono un medico di guardia, le urgenze hanno la precedenza", "Sono sola e ho 40 pazienti": queste sono le frasi con cui si sono scontrati, lasciando un senso di impotenza e di rabbia.

Il caso di malasanità che riportiamo non è unico: riflette una problematica più ampia che affligge molte famiglie in tutta Italia, soprattutto in Sardegna dove la comunicazione tra ospedali e famiglie spesso viene trascurata, lasciando i parenti dei pazienti in uno stato di ansia e incertezza. La mancanza di informazioni chiare e tempestive non è solo una questione di disagio, ma diventa un problema di salute pubblica quando impedisce alle famiglie di prendere decisioni informate sulle cure dei propri cari.

I giorni passano tra affanni e preoccupazione, quando, dopo timidi segnali di comunicazione da parte dell’apparato ospedaliero, il 4 gennaio la donna è stata dimessa ma la famiglia si è trovata ad affrontare un altro ostacolo: il ritorno a casa in condizioni preoccupanti, con un edema significativo. Ancora una volta, la famiglia ha dovuto navigare in un mare di incertezze e di comunicazioni frammentarie per capire la gravità della situazione. Il medico di famiglia, consultato il giorno successivo, ha constatato un edema vasto, alta pressione e la mancanza di urinazione: tutti segni di un possibile deterioramento della salute.

Tuttavia, quando è stato richiesto un nuovo ricovero, la risposta dell'ospedale è stata di nuovo frustrante e confusa. Nonostante ciò, fortunatamente per utilizzare un eufemismo, l’anziana Sebastiana viene nuovamente caricata sull’ambulanza direzione Ozieri! Caso chiuso?

Il silenzioso e crudele ballo del Sistema Sanitario Disfunzionale in Sardegna non accenna ad arrestarsi, anzi!».

Marcello Mastino

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