“Cara Unione,

scioccata, incredula, arrabbiata, ma anche impaurita e ferita: così mi sento questa mattina, alla notizia del crollo di un edificio dell’Università di Cagliari dove, appena poche ore prima, mia figlia era lì per studiare, per costruirsi un futuro.

Ho voglia di urlare contro questo mondo di menefreghisti, di ingegneri e collaudatori incapaci, di responsabili che non sono responsabili, la vergogna della vergogna.

E auspicando che chi è responsabile di tutto ciò possa pagare, e a caro prezzo, mi chiedo: perché? Noi abbiamo i più grandi, i più capaci, abbiamo avuto nella storia Brunelleschi e molti altri che hanno costruito edifici che ancora resistono al passare del tempo e poi abbiamo queste persone, che danno via libera all’uso di aule fatiscenti, colme di ragazzi che devono prenotare in anticipo un posto a sedere per poter seguire le lezioni.

Sono arrabbiata con questo stato inesistente che ci lascia senza strutture, senza medici, senza ospedali, senza professionalità, serietà nelle amministrazioni, in quegli uffici con persone che ci fanno vergognare di essere italiani.

Guai a chi tocca i ragazzi che vogliono creare un mondo migliore. Guai a lucrare sulla vita dei cittadini. Guai ad uno stato che non tutela.

Non so chi ha firmato il documento di agibilità di quegli edifici che ospitano i nostri figli, pericolanti e che crollano come fossero castelli di sabbia. Ma auspico che la magistratura possa intervenire e farci comprendere se possiamo ancora avere fiducia in questo mondo che mi rifiuto di comprendere”. 
Anna Rita Rombi – Una mamma

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