"Cara Unione,

se all'inizio della civiltà della plastica un personaggio influente di qualsiasi Paese del mondo avesse proposto una valutazione del tipo 'analisi dei costi e dei benefici' sul suo utilizzo non ci sarebbe stato alcun dubbio.

Avrebbe prevalso il giudizio favorevole ai secondi: materia leggera, di infimo costo, facile da foggiare e colorare con macchine a loro volta semplici e alla portata anche di piccoli artigiani.

La plastica appariva come un prodigioso materiale capace di trasformare in meglio la nostra vita, rendendo accessibili a tutti una disponibilità illimitata di oggetti pratici e poco costosi. Si cominciò con utensili di uso comune e piccoli accessori, in sostituzione di metallo e legno, a beneficio diretto delle famiglie, fino ad interessare poi parti di impianti industriali, non più in costoso acciaio ma altrettanto resistenti.

Su tutti gli impieghi possibili, ora lo sappiamo, prevalgono gli imballaggi dei prodotti di largo consumo, compresi gli alimenti, secchi e freschi. Fino alla pratica perversa di applicare su ogni frutto un bollino, non di carta ma di plastica, appunto, o un getto della materia fusa sul gambo, alla stregua di un sigillo di ceralacca per affermare un marchio.

L'uso della plastica è talmente invasivo che ogni angolo del pianeta, dai boschi ai prati erbosi, dalle alte vette ai ghiacci polari, dai corsi d'acqua ai mari interni fino agli oceani, è segnato dalla sua massiccia presenza: oggetti abbandonati di ogni dimensione, trasportati dall'uomo, dal vento, dai fiumi o dalle correnti marine.

Se per incanto da oggi si cessasse di produrre e distribuire qualsiasi manufatto con questa materia ci ritroveremmo comunque a vivere per un tempo indeterminato in un mondo già profondamente inquinato, con un progressivo peggioramento della qualità della vita di tutta l'umanità.

Ammettendo, sempre in astratto, che si riesca a recuperare (in cinquanta, cento anni?) tutti gli oggetti dispersi sulla superficie terrestre e nelle acque (in superficie e nei fondali), sarebbe impossibile completare la bonifica con l'eliminazione delle microplastiche, quei frammenti invisibili ormai entrati definitivamente nella catena alimentare degli esseri viventi. Compreso l'uomo, e non solo attraverso i pesci e molluschi, notoriamente contaminati; perfino l'acqua (soprattutto in bottiglia), infatti, e la stessa aria che respiriamo contengono impurità derivanti dalla plastica.

I Grandi della Terra non se ne curano. Quando hanno occasione di incontrarsi non sfiorano neppure l'argomento, e i temi in discussione rimangono quelli tradizionali: i trattati commerciali, gli armamenti, l'affermazione delle rispettive aree di influenza.

Non c'è spazio per proposte di studio di una strategia comune per ridare al pianeta e ai popoli che la abitano una condizione di naturale esistenza.

Nel frattempo, la Terra continua a deteriorarsi, diventando sempre più invivibile.

Grazie dell'attenzione".

Aldo Frau

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