La lettera del giorno: "Naturismo in Sardegna, il coraggio che ci mancava"
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La riflessione di un cagliaritano sull'apertura, nell'Isola, della seconda spiaggia riservata al turismo naturista.
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"Gentile redazione,
leggo con grande interesse l'articolo pubblicato oggi sulle vostre pagine e relativo all'apertura ufficiale, nell'Isola, della seconda spiaggia in cui può essere esercitato il diritto al naturismo.
Finalmente anche la Sardegna prende coraggio e si muove, e lo dice una persona che di questo genere di turismo non è mai stato particolarmente amante né praticante.
Le motivazioni sono presto dette: secondo le stime attualmente disponibili, la mancanza di tutela legislativa della pratica naturista costa ogni anno all'Italia 500.000 mancati ingressi di turisti stranieri, e l'esodo di circa 50.000 italiani che tutte le estati vanno ad arricchire Francia, Spagna e Croazia, "paradisi" in grado di offrire ai nudisti ogni tipo di comfort, dai campi da golf ai supermarket, dal parrucchiere ai centri per la talassoterapia. In Francia, la pratica del naturismo è riconosciuta dal Ministero della gioventù, degli sport e del tempo libero.
In Italia, invece, chi si avventura oggi nelle spiagge libere della Penisola, anche quelle frequentate da nudisti, rischia multe salate. Una tendenza al rigore che si è incrementata negli ultimi tempi e grazie allo zelo di alcuni sindaci.
La legge italiana, infatti, non punisce il nudismo, ma gli "atti osceni in luogo pubblico", una definizione che si presta a mutevoli interpretazioni.
Mi auguro dunque che l'esempio di Porto Ferro e Piscinas possa essere d'esempio, per intercettare - opportunamente regolamentati, come è giusto che sia - quei flussi di turisti che in Europa sono stimati in 14-15 milioni.
Grazie dell'attenzione".
E. S. - Cagliari
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