“Cara Unione,

sono un 49enne affetto dal Morbo di Parkison. A causa della patologia che è in continua progressione ho perso molta autostima e la mia autonomia personale: ciò significa che anche per cose banali a cui le persone ‘normali’ non fanno neanche caso come vestirsi, lavarsi, mangiare ecc.. ho bisogno di continua assistenza da parte di mia moglie (fra l’altro anche lei affetta da Sclerosi Multipla).

A differenza delle persone di una certa età colpite della mia stessa patologia, ma ormai già in possesso di una pensione, io ho perso la possibilità di lavorare e quindi in futuro di non percepire la pensione contributiva.

Non parliamo poi delle difficoltà sanitarie. La lontananza del presidio medico – che per me incide moltissimo, visto che non ho più la patente – le visite con tempi di attesa esagerati: molto spesso mi devo rivolgere a strutture private a pagamento.

Un quadro decisamente in contrasto con la patologia che prescrive di evitare nervosismo, preoccupazioni e stress.

E mi chiedo come sia possibile che, per malati nelle mie condizioni, non ci sia una maggiore attenzione da parte di enti e istituzioni.

Grazie dell’attenzione”.

O.D.

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