"Cara Unione,

non so se sia consentito ad un impenitente laico scrivere di argomenti che, normalmente, attengono alla spiritualità e all’appartenenza e frequentazione religiosa ed ecclesiastica, ma la clausura da coronavirus può spingere a svolgere queste riflessioni, anche in ambienti non frequentati.

Sicuramente tante cose sono cambiate nei rapporti tra Chiesa e Società, così come sono stati vissuti nella coscienza e nell’esperienza storica nazionale, ma anche locale.

Oggi, in una situazione difficilissima e di grandissima sofferenza, economica, sociale, culturale e spirituale, le parole di Papa Francesco rappresentano una grande e positiva apertura, soprattutto in direzione dei poveri, dei sofferenti, dei diseredati.

In una recente intervista a 'Civiltà Cattolica' il Papa ha dichiarato: 'Ogni crisi è un pericolo, ma è anche un’opportunità. Oggi credo che dobbiamo rallentare un determinato ritmo di consumo e di produzione e imparare a comprendere e a contemplare la natura. E a riconnetterci con il nostro ambiente reale. Questa è un’opportunità di conversione'.

E ancora, dichiara il Papa, '… scendere nel sottosuolo, e passare dalla società ipervirtualizzata, disincantata, alla carne sofferente del popolo, è una conversione doverosa. E se non cominciamo da lì, la conversione non avrà un futuro… Essere cristiano non è soltanto compiere i Comandamenti. Ma se tu ti fermi lì, non sei un buon cristiano'.

Infine, ancora recentemente: 'I politici cerchino il bene del Paese, non del Partito'.

Messaggi indubbiamente innovatori e progressisti sotto l'aspetto sociale e morale, che dovrebbero essere soprattutto condivisi da tutti coloro che frequentano la Chiesa, ma che possono e devono essere accolti anche da quelli che non la frequentano.

Oggi, dopo gli ultimi provvedimenti di governo sul coronavirus, al di la' degli aspetti burocratici e delle soluzioni più o meno sufficienti, con tutto il pieno rispetto per il diritto di culto, sembra disturbare un po' il fatto che la CEI si lamenti, in modi così bruschi, per la violazione della libertà di culto, come se non ci fossero anche tante altre violazioni/limitazioni di altri diritti costituzionali protetti, il diritto al lavoro, alla scuola, la libertà di movimento... Forse, in questo caso, il senso di responsabilità verso il bene comune e la salute pubblica dovrebbe prevalere sulla sofferenza per la limitazione dei diritti...

Non vorrei che si ricreasse nel Paese un clima come quello che, per esempio, nel 1957 poteva spingere un fedele, del tutto in buona fede, a donare alla Chiesa parrocchiale di Pattada una importante campana, con la scritta, molto significativa dei tempi, 'Rex Christe, defende nos a Comunistis'.

Anche in questo frangente, però, la figura di Papa Francesco riemerge con la sua capacità di frenare certe spinte, intervenendo a Santa Marta sulle regole per uscire dalla quarantena. Il Papa, infatti, invita alla 'prudenza' e alla 'obbedienza', alle disposizioni perché non torni la pandemia, con le seguenti parole, molto significative: 'In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni'.

Gianni Tola - Pattada

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