«Cara Unione,

sono una sarda che come molti altri compaesani, tra mille sacrifici, decide di ritagliarsi del tempo per tornare a casa, nell’Isola, dai propri cari per le feste. Tre giorni nel mio caso, non posso permettermi di più, ma gli anni passano e i genitori invecchiano: ne vale comunque la pena!

Mi decido all'ultimo minuto, il mio contratto precario non mi consente di fare una pianificazione sul lungo periodo.

Opto per la Grimaldi, meno sicurezze, ma il costo è più competitivo rispetto a quello della Moby. Mai scelta fu più sbagliata. Un viaggio della speranza.

La nave dicono che abbia una capienza di poco più di 1700 passeggeri, a bordo siamo 1500, ma nessuna cabina o poltrona è disponibile.

"Probabilmente la nave che doveva coprire la tratta si è rotta e hanno messo questa più piccola", ci diciamo noi passeggeri. Ma ci chiediamo anche: “Allora perché non siamo stati tutelati e dirottati su una nave più capiente?”. Perché hanno continuato ad emettere nuovi biglietti fino a quaranta minuti dalla partenza?

Vengo a conoscenza del fatto che ad alcuni passeggeri è stata annullata la prenotazione in cabina/poltrona a fronte di prenotazioni effettuate ben 3 mesi prima della partenza.

Da parte mia sono una delle prime a salire, trovo un posto a sedere nell'area bimbi. Non è garantita nemmeno una poltrona a testa, i bagni sono assolutamente insufficienti e sporchi. La gente si accampa dove può. Manca lo spazio per sdraiarsi, molti passano la traversata, ben 9 ore, seduti sulle scale. Le scale non mancano. 

Alle mie lamentele, il personale mi risponde: "Signora, poteva scegliere un altro mezzo per viaggiare, perché non ha preso l'aereo?". "Signora, siete stati avvisati del disagio, potevate scegliere di non salire".

No, io non ero stata informata del disagio. Quando mi sono recata alla biglietteria, mi è stato solo detto che non era possibile prenotare una cabina, perché non erano più disponibili. E comunque ritengo che risposte del genere non siano tollerabili.

Certo che mi piacerebbe spostarmi con un altro vettore, peccato che io (come la maggior parte dei sardi) non abbia grandi alternative. Per me che abito a Pisa, con l'aeroporto a due passi, è necessario arrivare fino a Milano, Roma, Torino per poter prendere un volo per Olbia (sempre ammesso che sotto le feste si trovi qualcosa). La tratta Pisa-Olbia infatti è attiva solo d'estate. Per me viaggiare su Alghero o Cagliari è scomodo perché implica quasi 24 ore di viaggio, non avendo nessuno che possa venire a prendermi ed essendo vincolata ai mezzi pubblici che come si sa, in Sardegna non sono poi così efficienti ed organizzati; mi toccherebbe destreggiarmi tra coincidenze varie e orari improponibili.

Per me sarebbe più comodo arrivare negli Stati Uniti piuttosto che ad Alghero.

Quindi no, io non ho scelta. Non posso salire in macchina da un momento all'altro e partire. Non ho un treno che mi porti a casa in tempi dignitosi, tantomeno un autobus. Risposte del genere denotano una mancanza di consapevolezza del dramma che vivono molti sardi quando devono tornare a casa da parte di chi, d'altronde, sardo non è.

Sono anni che veniamo trattati come burattini paganti e in fondo ce lo meritiamo. Accettiamo passivamente che il sistema si prenda gioco di noi, ci limitiamo a condividere le nostre terribili esperienze di viaggio e niente di più.

Di quasi 1500 persone a bordo (questo è il numero che mi è stato riferito dal personale, ma è possibile che fossimo di più), saranno state sei o sette, me compresa, le persone che hanno espresso lamentele con il personale riguardo alla situazione indecente. Continuamo a subire, "tanto è cosi". Perché in fondo chi si lamenta e insiste per far valere i propri diritti, in questo paese è considerato un matto o semplicemente un rompi*****oni.

E così, mentre ci trattano a pesci in faccia (e a noi piace evidentemente, perché gli permettiamo di farlo), in Italia si costruiscono nuovi ponti, che fanno propaganda, senza considerare che forse sarebbe opportuno sistemare prima quelli che ci sono già.

Grazie dell’attenzione».

I.P.

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