«Disturbo bipolare, lo stigma un errore del passato»
«Quando vedremo un “folle” da etichettare come nullità, ricordiamo che siamo tutti diversi, e che la follia ha anche fatto la storia»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Cara Unione,
il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica che comporta una dualità.
Si presenta con due fasi: quella oscura, cosi detta down, e la fase maniacale, mania.
La fase oscura della patologia implica un continuo rimuginare sul passato, un enorme senso di colpa e nell’essere incapaci di compiere attività di routine. La fase maniacale è il rovescio della medaglia: si diventa forti, disinibiti, loquaci. Le due fasi si completano e susseguono.
Tuttavia questo disturbo “regala” la creatività, e cosa è la creatività se non ciò che ci permette di evolvere?
La creatività e soprattutto l’arte sono una valvola di sfogo per i bipolari.
Nei momenti maniacali si diventa particolarmente espressivi: le opere prodotte sono originali e rappresentano emozioni. Si scrive, si dipinge, si compone musica e questo permette al paziente di esternare ciò che ha dentro, di liberarlo momentaneamente dai demoni che lo affliggono.
Dietro questa patologia si cela tanta sofferenza, ma è anche una porta verso la saggezza.
Molti pensano che i “folli” siano inaffidabili, diversi, proprio come Winston Churchill, Virginia Woolf, Kurt Cobain. La lista è lunga per cui quando vedremo un “folle” da etichettare come nullità, ricordiamo che siamo tutti diversi e lo stigma non deve essere altro che un errore del passato».
Lettera firmata*
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