"Gentile redazione,

sento dire, frastornato, che il barbone (o clochard: fa meno impatto in francese?) Aid Abdellah, ucciso a Palermo, sarebbe stato un 'integrato' alla città, come se le sue condizioni di sopravvivenza da senzatetto e senza reddito non indicassero tutto il contrario di quanto viene affermato. Forse cerchiamo di metterci la coscienza a posto?

Se Abdellah, chiamato Aldo (?), è stato ucciso per prelevargli quei pochi euro che aveva in tasca grazie alle elemosine, questo può solo significare che chi lo ha aggredito e derubato non può non essere un altrettanto emarginato da quella società (e potremmo parlare di qualsiasi città italiana).

Se dobbiamo o vogliamo esprimere la nostra solidarietà verso gli ultimi che di fatto non hanno diritto di cittadinanza e dunque neppure i servizi essenziali, facciamolo a tempo debito, quando sono ancora in vita e vivono o meglio sopravvivono in totale miseria, sotto dei portici di una piazza o di un rudere abbandonato per poi morire non solo per essere derubati ma di freddo, di fame o di malattie non curate ovvero abbandonati da quelle istituzioni che invece di aiutarli emanano leggi contro tali persone. Sicuramente il vero e solo suo amico è stato il gatto che condivideva con lui la sua 'integrata' vita senza chiedergli se fosse benestante o avesse una casa comoda".

Alfio Lisi

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