"Cara redazione,

quando ero bambino, e capitava che mentre addentavo un pezzo di spianata me ne cadesse un pezzo a terra, prontamente lo raccoglievo, lo baciavo e poi lo mangiavo o me lo portavo a casa.

Il salvataggio era ancora più lesto in presenza della nonna o della mamma, gelose custodi di un antico rito, che celebrava il pane come dono di Dio e prezioso frutto della fatica e del sudore dei genitori, versato sui campi sotto il sole di luglio o nel gelo dell’inverno (sì, il contadino sudava anche a gennaio e non sempre in senso metaforico!)).

Con negli occhi queste immagini della lontana infanzia, ho visto con qualche disagio il candore del latte inondare l'asfalto della Carlo Felice, immagini di una qualche ostentata violenza, che nulla aggiungeva alle validissime ragioni degli amici pastori, da tempo note e colpevolmente ignorate, che conosco molto bene e sostengo.

Niente che ricordasse la Sardegna, la sua cultura antica e il suo pastoralismo, ma disprezzo di matrice consumistica dei frutti del lavoro dell’uomo, disprezzo involontario certo, ma evidente e sbagliato e mal consigliato.

Più America che Sardegna. Auguri partecipi per gli incontri risolutivi".

Gabriele Uras - Cagliari

***

Potete inviare le vostre lettere e segnalazioni a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)
© Riproduzione riservata