Pubblichiamo la lettera aperta di una lavoratrice che si rivolge direttametne al premier, mettendo in evidenza alcune contraddizioni che interessano le edicole. Per esempio: "Se siamo un servizio essenziale come i supermercati, perché i nostri clienti vengono fermati se vengono a comperare il quotidiano, appunto "quotidiano", in quanto non attività essenziale?"

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"Egregio presidente prof. Giuseppe Conte,

sono una donna, una madre e una partita IVA di 38 anni.

La mia attività viene considerata dal Suo governo un'attività di tipo essenziale, al pari dei supermercati, dei negozi di generi alimentari, delle farmacie e parafarmacie.

Sono titolare di un'edicola.

Esistono di fondo tre sostanziali differenze tra le edicole e gli altri servizi essenziali rimasti aperti dal suo ultimo D.P.C.M.:

1) Mentre a fare la spesa ci posso andare una volta o due la settimana, in edicola ci si deve andare tutti i giorni, poiché i quotidiani sono, appunto, quotidiani;

2) Il prezzo che i clienti pagano è imposto. Il nostro aggio è, come lei ben saprà, circa il 18%.

Considerando il costo medio di un quotidiano di 1,50 euro, il nostro aggio lordo è di 0,27 euro circa.

3) I nostri distributori locali ci fanno pagare quotidianamente i costi di portatura della merce che, in alcuni casi, sono veramente significativi.

In questa terribile emergenza dove, giustamente, tutte le autorità e la coscienza comune ci impongono di stare a casa, spesso però viene considerato 'l'andare a comprare il giornale' un'uscita non indispensabile.

Così capita che le autorità di controllo blocchino i nostri clienti affermando che i giornali non siano un bene essenziale. Peggio ancora, mi spiace informarla, l'intera popolazione ci vede come scusa degli anziani per poter uscire ogni mattina.

Oltre a questa situazione dicotomica in cui ci troviamo e che seriamente ci fa riflettere su noi stessi e su cosa effettivamente siamo (essenziali per poter garantire un'informazione puntuale e precisa senza che sia filtrata da speculazioni e fake news oppure semplice chiosco che, per poter far vendere l'editoria viene sacrificato e immolato sull'altare della pubblica accusa) vi è anche una guerra senza esclusione di colpi in cui noi edicolanti siamo armati solo del nostro sorriso e della nostra gentilezza.

(...) Siamo un esercito di 25.000 edicole. Siamo 25.000 famiglie che vivono di questa attività.

Noi tutti vorremmo avere più sicurezza. Noi che siamo servizi essenziali, perciò la chiusura ci è preclusa, abbiamo tenuto aperte le nostre edicole con un fatturato calato più del 50%, e una domanda ci attanaglia il cuore: rientreremo nelle Vostre misure di sostegno al reddito?

Avremo da parte Vostra sostegno non solo economico ma anche di garanzia per eliminare concretamente la concorrenza sleale che molti ci fanno?

Non ci lasci soli, prenda provvedimenti, faccia sentire la Sua voce e ci aiuti a sopravvivere in questo terribile momento. Si faccia portavoce con i grandi dell'editoria, Lei grande in mezzo ai grandi sia il nostro paladino.

La ringrazio fin da ora per la Sua disponibilità,

Certa e grata di un Suo gentile riscontro.

Cordialmente".

Monica Sanna

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