" Gentile Redazione

scrivo questa lettera perché sono alla ricerca di spiegazioni, sino ad oggi mai ottenute, circa la clausola dei 5 anni obbligatori che, anche la Regione Sardegna, impone per la partecipazione alla mobilità compensativa ed extra regionale, nel mio specifico caso relativa al comparto della Sanità.

Sono un'infermiera sarda, nata e cresciuta ad Alghero e che, da 4 anni, lavora a Bologna in una struttura pubblica.

Mi domando per quale motivo io debba essere esclusa a priori da una mobilità solo perché mi mancano 1 anno e 3 mesi in una struttura pubblica.

Perché, mi chiedo, tutta questa rigidità per gli abitanti emigrati che desiderano rientrare e avvicinarsi ai propri cari e alla propria terra?

L'unica soluzione sarebbe quella di licenziarmi e vivere nel precariato sardo?

Tra l'altro ho appreso, lavorando con colleghi provenienti da diverse regioni d'Italia, che né la Campania, né l'Abruzzo né tanto meno la Sicilia hanno messo come clausola l'obbligo dei cinque anni.

È davvero così? Perché, allora, anche la Sardegna non sceglie di superare questo provvedimento che ci tiene in gabbia?

La Sardegna si sta spopolando e questo a lungo andare porterà ad emigrare sempre di più.

Nella mia carriera ho svolto Master, ho numerosi attestati. E come me molti altri colleghi nella medesima situazione. Penso abbiamo tutti le carte in regola per poter lavorare anche noi nella nostra terra... chi può aiutarci?

Mi auguro almeno che la Regione possa dar voce ai nostri diritti.

Grazie per l'attenzione".

C.D. - Bologna

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