«Cara Unione,

Da maggio in poi la città di Alghero diventa la città delle libertà. Scatta una specie di isteria acchiappaturista alla quale chi in questa città ha deciso di viverci tutto l’anno deve chinarsi senza replica.

Ed ecco che qualunque strimpellatore, spesso di dubbio talento, può piazzarsi ad ogni angolo del centro storico a rovinare una qualunque cena o aperitivo o sosta su una panchina di chi invece cerca un attimo di svago e rilassamento. Via tutti i parcheggi possibili al porto, occupati da giostre ormai vecchie come le torri dei bastioni, a chi giovino non si sa, e quest’anno ci aggiungiamo anche una bella ruota panoramica che gira per la maggior parte vuota.

Casse da stereo fuori da ogni bar perché l’aperitivo è giovane e i giovani vogliono quello - ma ne siamo sicuri? - a volume così alto che ad ogni spritz qualcuno lascia come mancia una corda vocale. Tavoli di ristoranti segnano i percorsi a ostacoli di ogni via e gli sbuffi delle cucine ad ogni metro creano una sorta di annichilimento che distrae dalla triste realtà. L’olezzo della mondezza sovrasta la brezza marina e in alcuni punti ne ostruisce la vista. Teatro, per usare un eufemismo, e musica, idem, di strada per ore sotto le finestre dei malcapitati proprietari o ospiti nella città antica, quando non sono cori di ubriachi, per interminabili ore.

Preso dall’esasperazione vuoi chiamare i vigili? Non pervenuti oltre un certo orario. La polizia invita a chiamare i carabinieri e viceversa. Chiami il comune e l’impiegata ti ride in faccia asserendo “Eh, ma lei cosa vuole? Sta al centro storico!”, dimenticando che il trovarsi in quella posizione genera una tassazione che non si può altrettanto sbeffeggiare quando viene richiesta.

Scrivi alla Procura della Repubblica. Con nonchalance la denuncia viene archiviata in un batter d’occhio. A chi ci si deve rivolgere più? Tirare la giacca a Mattarella quando viene quei pochi meritati giorni in vacanza al Tramariglio? E un privilegio non gratuito, guadagnato con un notevole investimento, diventa quasi una colpa, un onere, mentre tutti gli altri hanno diritto a divertirsi e far chiasso. Il residente serve solo quando la bolgia se ne va, e allora sì che conta il suo contributo per mantenere in vita una città che d’inverno di vita ne ha meno che la tundra artica. Quindi via alle giostre e silenzio ai cittadini, godiamoci le macerie da novembre in poi».

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