“M i scusi, ma lei è un uomo o una donna?”. Se il Cio, Comitato Olimpico Internazionale, avesse preso in prestito il dubbio di Filippo di Edimburgo principe consorte, tutto questo can can su Imane Khelif, pugilatrice per i puristi o pugile a beneficio dei leghisti, non sarebbe scoppiato e l’abbandono dell’italiana Angela Carini dopo un sospiro sarebbe suonato al pari di un timido cazzotto e non un diritto pesante al testosterone come invece l’Italia del gong suppone. Troppo uomo l’algerina, troppo femmina l’italiana: duello impari, il ring non prevede la parità di genere; l’ha detto anche la nostra Giorgia Meloni accorsa al capezzale dell’orgoglio nazionale mortificato e ferito. Don Maurizio Patricello, il prete dei fuochi e di Caivano, l’aveva avvisata: “Angela non farlo, ti massacrerà”. Non l’ha ascoltato o ha voluto provarci? Un pugno non richiama massacri ma parole impietose e giudizi interessati di sicuro: scene da saloon che al popolo che non spopola nei social gliene può fregare di meno. Chi lavora a 40 gradi nei campi per un pezzo di pane duro che non può mangiare perché la sanità gli ha proibito il dentista, chi non ha casa e suda per lo sfratto ha altro di che occuparsi. Che la politica preferisca un altro mondo è scontato, che non conosca questo mondo è probabile, che finisca ko per un pugno e una carezza è dell’altro mondo.

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