Nel confessionale
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A vatar nell’induismo è l’incarnazione di una divinità. Nell’informatica è la rappresentazione grafica e virtuale di un visitatore del web. L’intelligenza artificiale ha fatto una sintesi delle due definizioni. Ha creato un Gesù virtuale, al quale ha affidato l’incarico gravoso di ascoltare i peccati degli umani. Per ora è un progetto in fase sperimentale. Attuato a Lucerna, in Svizzera, consiste nell’installazione di un computer in un confessionale. Il peccatore s’inginocchia e dietro la grata compare l’avatar di Gesù, che ascolta i peccati, assegna penitenze, assolve. Se interrogato risponde a domande su fede, amore cristiano, aldilà, esistenza di Dio. Capisce e parla oltre cento lingue. Essendo divino dovrebbe però capire e parlare tutte le lingue e i dialetti del mondo: l’IA vi porrà rimedio. Il progetto del Gesù virtuale confessore si chiama “Deus in machina”, che ricorda il “Deus ex machina” dell’antico teatro greco classico. Per chi sa intendere significa che sono in gestazione gli avatar di Dio Padre e dello Spirito Santo. Una Trinità squallidamente finta, fusione tra la divinità e il digitale. Ormai c’è un rapporto diretto tra digitus e cervello: dito come cervello, cervello come dito. Da questa eguaglianza è nato Gesù Avatar. Opera del diavolo, esclamano segnandosi le beghine: hanno intuito che il futuro sarà poco divino. E sempre meno umano.