I l dubbio sta morendo. La società che abbiamo costruito e nella quale viviamo lo ripudia. Si vive di certezze, si affermano tesi e teorie con assertività. La verità è assoluta. Trascende la fisica, diventa metafisica. Non è più quella meta cui si tende pur sapendo che è irraggiungibile. Si confonde la verità con il vero, la dottrina dell’universale con ciò che attiene alle cose umane. La scomparsa del dubbio umilia l’intelligenza. L’intelligenza si esercita sul dubbio. La macchina, anche il robot più sofisticato, non ha dubbi: procede secondo una direttiva ricevuta; per agire ha bisogno di un input esterno. Al pari di un idiota. L’intelligenza si afferma quando il dubbio la obbliga a scegliere. È la democrazia la sede naturale del dubbio. Nelle dittature il dubbio è vietato, vige l’imposizione del pensiero unico. Dubitare significa proporre alternative alle decisioni sacrali di chi pensa e decide per tutti. Nel nostro mondo occidentale una casta autoreferenziale di intellettuali politicamente schierati ha deciso che la storia dell’uomo bianco è turpe e va cancellata, che una parte del vocabolario va abolita e sostituita, che l’ideologia woke è nuova religione laica. Chi ne dubita è reprobo, passibile di condanna penale e di ostracismo sociale. Con la morte del dubbio, il suicidio dell’intelligenza.

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