Malattie di genere
S iamo veri asini: “calzati e vestiti”, come diceva mia nonna. Da sei mesi parliamo e scriviamo di covid attribuendogli il genere maschile. Invece no: covid è femminile. Non lo sostiene Laura Boldrini, che del femminismo lessicale è sacerdotessa riconosciuta e venerata, bensì il professor Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca, ossia la corte di cassazione della lingua italiana. Covid è un acronimo, dove Co sta per Corona, Vi per virus e D per disease, cioè malattia. E qui sta il punto: covid è malattia; e come tale, affermano i cruscanti, è di genere femminile. Una volta, davanti a questa suprema autorità, avremmo chinato la testa e accettato il verdetto. Ma da alcuni anni la nostra ubbidienza alle sue decisioni non è più assoluta. Il setaccio dell'Accademia oggi ha trame meno fitte. Il modernismo ha sopraffatto la modernità, la tolleranza ha prevalso sul rigore. Troppo sensibile agli umori delle masse e dei media, non è più, come una volta, il baluardo difensivo dell'ortodossia linguistica. Perciò osiamo obiettare: anche il diabete è malattia, eppure è di genere maschile, e l'asma è di ambo i generi. Dirimerà la spinosa questione, con apposito decreto, Giuseppe Conte sentito il parere del suo esperto in comunicazione Rocco Casalino. Ai polli, si sa, piace la Crusca.