G igi Riva ha confessato di non guardare il calcio in tivù perché questo calcio l’annoia. Si consoli, non è l’unico. È un mondo di abatini, per dirla con Gianni Brera, che gioca a far quattrini; di questi tempi un campione come Riva si sarebbe fatto d’oro, risparmiandosi le gambe. Sfogliando le collezioni Panini, davanti alla sua foto tanti potrebbero chiedersi: “Ma Giggirriva che ci fa qui?”. Era di un altro mondo, un marziano. Che abbia fatto gol a raffica con la stessa facilità con cui Enrico Letta fa autogol politici lo sanno anche le pietre. Sull’uomo c’è ancora tanto da raccontare e tanto da imparare. Gigi era pagato per fare gol e quello ha fatto. E allora ciascuno faccia quello che sa fare. Senza benefit non dovuti e prebende a scrocco. E poi coerenza, che non è testardaggine o limitatezza ma consapevolezza delle scelte e responsabilità che ne derivano; non essere banderuole al vento, oggi a destra e domani a sinistra con la mano non sulla coscienza ma nel portafoglio. Se Gigi Riva avesse risposto alle sirene politiche in Parlamento ci sarebbe arrivato in carrozza. No, grazie preferisco la Sardegna. Professor Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, inviti i docenti a raccontare ai ragazzi la storia di Gigi Riva perché anche la sua, come quelle di Lussu e Gramsci, è la storia di un uomo vero che trasmette valori veri.

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