La lingua di legno
Caffè Scorretto
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S crivere male elimina il sospetto di essere considerati razzisti. Scrivere bene è discriminatorio. È la deduzione estrema cui sono arrivati alcuni docenti di università inglesi dopo che loro colleghi avevano accettato tesi di laurea scritte in una lingua approssimativa. La giustificazione è sconcertante: un inglese perfetto evidenzia le differenze tra i figli di Albione e i figli di immigrati, che non hanno ancora acquisito la completa padronanza della lingua. Musica per l’udito di non pochi nostri studenti che con l’italiano hanno aspra contesa, dalla quale escono spesso sconfitti. Anche da noi si è inclini a sacrificare la forma se la sostanza è ritenuta soddisfacente. Sono in diminuzione i docenti che pretendono il rispetto di grammatica, sintassi, ortografia, stile, chiarezza espositiva. Si sta affermando l’antilingua, neologismo che Italo Calvino coniò per definire «il frutto del terrore semantico», ossia la paura di usare parole, frasi, espressioni semplici e concrete. L’antilingua è il linguaggio ideologico, che imbriglia le parole per controllare i pensieri. É usata per circuire l’interlocutore come don Abbondio usava il latinorum. I francesi chiamano questa espressione dell’anticultura “lingua di legno”. Inconscio riferimento alle teste di legno del politicamente corretto.