I mostri in soffitta
Caffè Scorretto
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È inevitabile e umano che la guerra israeliana, la reazione iraniana e il possibile coinvolgimento americano (e poi chissà cos’altro: il mondo, quando si infiamma, lo fa come una prateria arida) suscitino prima di tutto una grande strizza in chi abita questa parte placida di mondo, e una terza guerra mondiale non la vorrebbe neanche immaginare.
Ed è altrettanto inevitabile non sapere se preferire che la guerra continui, e molta altre persone muoiano e poi si rischi un Iran caotico ed esplosivo, o che si fermi, lasciando in sella un clero decrepito e crudele che si accanisce su donne, omosessuali, oppositori, minoranze e chiunque altro ne ecciti l’antico odio da patriarchi analfabeti.
Però in un angolo di cervello rimane lo spazio per accarezzare l’idea che Khamenei non regni né muoia in modo scenografico, ma fugga davvero a Mosca. È seducente immaginarlo - riposto accanto ad Assad in una soffitta per vampiri sdentati - mentre dopo i fasti sanguinari scopre come sa di sale lo pane altrui, quanto è magra la pensione dei boia. E all’ombra di un tiranno anche peggiore di lui, ormai più un collezionista di mostri che un alleato, potrà fare giusto due passi tra le betulle e due chiacchiere con l’assaggiatore. Forse avrà un album di impiccagioni da sfogliare la sera. Ogni tanto, quando andrà di lusso, un concerto di Al Bano.