I razzi Tafazzi
Caffè Scorretto
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S ono bianchi e hanno un caratteraccio che non ti dico: esplodono subito. E no, non sono cani, quindi il problema non si risolve con quattro moine e due bocconcini. I “dispersi” non si chiamano Fido né Pluto, bensì Aster 30 e Stinger: sono i missili inclusi nella campagna di riarmo europeo contro le nuove minacce. Le forze militari se li sono persi nel mare del Salto di Quirra durante l’esercitazione delle scorse settimane e lì giacciono a 602 metri di profondità. Con il loro costo di due milioni di euro ciascuno.
C’è dell’ironia, in questo “smarrimento” di missili pronti a esplodere, che ha costretto a interdire un tratto di mare alla navigazione. Già, perché quella di Quirra era, doveva essere un’operazione per testare il sistema di difesa italiano che garantirà la sorveglianza dello spazio aereo contro le minacce di velivoli radiocomandati, senza pilota. Sullo sfondo c’è la minaccia della Russia, che negli ultimi anni non è che scoppi (il verbo è infelice, ce ne rendiamo conto) per la voglia di distese relazioni internazionali. Infatti quei missili sono stati dati anche all’Ucraina. Chissà come se la ride, quel buontempone di Putin: un sistema che costa mezzo miliardo di dollari ha sparato due razzi da due milioni ricaduti in mare, inesplosi. Ma possono sempre cambiare idea. Il guaio ce lo siamo fatto in casa, e adesso che facciamo? Per ritorsione, ci dichiariamo guerra da soli?