Le tasse e i pezzenti
Caffè Scorretto
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T utto passa ma sempre ritorna il verso di Onofrio “Marchese del Grillo”: “io sono io e voi non siete un cavolo”. Chissà se Angelo Duro “comico, personaggio televisivo e attore” apprezzato e ben pagato, la pensa allo stesso modo. Le cronache raccontano che la Procura della Repubblica di Roma lo indaga per una presunta evasione fiscale da 150 mila euro. E lui Duro, di nome e di fatto, sui social sbotta: “non ho mai fatto beneficenza, ma allo Stato l’ho sempre fatta. La notizia dei 150 mila euro è falsa. Vi pare che mi metto a evadere una cifra così ridicola? Per chi mi avete preso, per un pezzente!”. Ma quando mai, “io so io” e per uno come “io” 150 mila euro sono pinzillacchere. Ergo il “pezzente” sarebbe chi lavora nella sanità, nelle scuole, nella giustizia? Chi suda per la pagnotta nelle fabbriche, nei campi e nei servizi al pubblico? Persone che per incassare 150 mila euro dovranno sgobbare minimo dieci anni, o il pensionato che dovrebbe vivere non so quante altre vite. Le parole al vento nel tempo di oggi senza senso mandano in bestia la gente comune e oltraggiano la saggezza antica condensata da Renzo Arbore in una canzonetta: “la vita è tutta un quiz”. Totò andava oltre la battuta: “signori si nasce e io, modestamente, lo nacqui”. C’è un tempo per tutto e per tutti, si può nascere pezzenti e finire possidenti e viceversa: restando signori.