Perdenti e sconfitti
Caffè Scorretto
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L a questione non è se i leader del centrosinistra abbiano perso oppure no.
Ovviamente sì, hanno perso e anche male, perché puoi fare tutti i raffronti che vuoi tra quanti hanno votato al referendum e quanti alle politiche scelsero la destra, puoi scorporare dai conteggi “l’astensionismo fisiologico” o bizantineggiare in altri modi, però se ti lanci a tutta birra su un rettilineo senza vedere che in fondo c’è un muro di indifferenza o di ostilità, allora non hai la minima connessione col Paese che un giorno speri di governare.
Ma questa, appunto, non è la questione. Perché gli sconfitti veri sono quegli italiani che sono italiani in tutto (per come pensano e per come parlano, per le squadre che tifano, i compiti a casa che fanno, il Pil che producono, i paesaggi che vedono dalla finestra) ma non nei diritti politici. E ora se qualcuno parlerà di Ius Soli o di Ius Scholae o di Ius Qualcosae per raddrizzare questo torto, qualcun altro potrà zittirlo dicendo che il referendum lo dimostra: non è la priorità, gli italiani pensano ad altro. Perciò oggi a preoccupare non sono le carriere, le rendite di posizioncina di chi, non sapendo usare l’uncinetto della politica, ha proposto al popolo di risolvere la questione con il colpo d’ascia del sì o del no. E ha esposto quei discriminati a un arretramento delle loro speranze, a un ulteriore inverno dei loro diritti.